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Diritto d’asilo, un nuovo richiamo dopo la Circolare Salvini

In una lettera, la presidente della Commissione nazionale per il diritto d’asilo ha invitato esplicitamente le commissioni territoriali a ridurre i numeri della protezione umanitaria

Meno protezione umanitaria: a chiederlo non è soltanto il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ma anche la presidente della Commissione nazionale per il diritto d’asilo. Lo scorso 4 luglio il Viminale aveva inviato una circolare a tutti i prefetti, i questori, la Commissione nazionale per il diritto d'asilo e i presidenti delle commissioni territoriali con l’obiettivo principale di ridurre il numero di permessi di soggiorno concessi per motivi umanitari, la forma più diffusa di protezione per cittadini stranieri in difficoltà. Guido Savio, avvocato di Asgi, l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione, aveva criticato il documento, definendolo «inopportuno ed errato nei suoi presupposti e nelle sue finalità», aggiungendo poi che «sembra voler dare un indirizzo politico a una decisione di tipo amministrativo, come è quella sull’accoglimento delle richieste di asilo».

Lunedì 16 luglio, a poco più di una settimana di distanza, è stata Sandra Sarti, la presidente della Commissione nazionale per il diritto d’asilo, a rinforzare la posizione ministeriale e a chiedere l’attuazione della circolare.

Al centro di questa richiesta sono ancora una volta i numeri della protezione umanitaria: in quello che la Prefetta Sarti definisce “Report alla data del 13 luglio u.s.”, un documento settimanale prodotto dal ministro dell’Interno, vengono infatti citati due dati: il primo riguarda i “pendenti”, il cui numero «è rimasto invariato rispetto alla data del 6 luglio», mentre il secondo è relativo alla percentuale dei permessi riconosciuti per motivi umanitari, «ferma ancora al 28%». Secondo la presidente della Commissione nazionale per il diritto d’asilo, dunque, «emerge che la direttiva del Ministro non ha ancora trovato attuazione» e che anzi il dato numerico relativo alle domande «è addirittura aumentato da 14.032 a 14.471».

Dopo aver sottolineato i numeri considerati più critici, la lettera, inviata a tutti i presidenti delle Commissioni territoriali per il riconoscimento della protezione internazionale, prosegue con una considerazione più ampia: «si tratta di due aspetti molto significativi sui quali si gioca il nostro livello di produttività ed efficacia». Un invito all’efficienza che assume un tono diverso nell’ultima riga e mezza: nella conclusione, infatti, si sottolinea che questi dati vanno tenuti in considerazione «affinché dalla prossima settimana il trend degli stessi subisca la necessaria, improrogabile e doverosa modifica».

Necessaria, improrogabile, doverosa: su questi tre aggettivi si costruisce una presa di posizione che, esattamente come quella della Circolare Salvini del 4 luglio, è più politica che tecnica. La richiesta della Prefetta Sarti è quella di ridurre i numeri dell’asilo, andando quindi a incidere ancora una volta sulla protezione umanitaria, a prescindere dagli individui e dalle loro storie personali, da quello che si sono lasciati alle spalle e dal percorso che hanno attraversato.

A questo punto per Asgi «la citata circolare ministeriale diviene prevalente sui fondamenti costituzionali (tra cui artt. 2, 3, 10 e 117), oltre che sulle norme di legge nazionale (ad es.: art. 5, co, 6, d.lgs. 286/98) e sovranazionale (tra i quali va richiamata la Convenzione europea dei diritti umani e delle libertà fondamentali) su cui si fonda la protezione umanitaria», assumendo una valenza nettamente superiore a quella che normalmente viene attribuita alle circolari, una valenza politica.

Tuttavia, secondo Asgi la Commissione non dovrebbe avere questo compito, ma quello di «monitorare la corretta attuazione delle normative internazionali, dell’Unione Europea e interne in materia di diritto d’asilo anche alla luce degli orientamenti giurisprudenziali prevalenti». La commissione nazionale d’asilo, quindi, deve coordinare l’operato delle commissioni territoriali, fornendo atti di indirizzo in materia di protezione, ma sempre all’interno del quadro normativo esistente. Deve dunque diffondere informazioni sui Paesi d’origine e dare indicazioni sui fenomeni emergenti, dando quindi indicazioni su come affrontare l’esame delle domande. Inoltre, Asgi sottolinea che «l’articolo 4 comma 3 bis del decreto legislativo 25/2008 tuttora in vigore e che regola la procedura e l’esame della domanda d’asilo dice che “ogni commissione territoriale opera con indipendenza di giudizio e di valutazione”», un’indipendenza che con questa lettera viene messa in discussione.

«Tale autonomia e l’indipendenza di giudizio – ribadisce in un comunicato l’Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione – è stata gravemente compromessa attraverso l’ordine, impartito da un Prefetto della Repubblica, di sostanzialmente eludere la legge nazionale che impone l’obbligo per le commissioni territoriali di procedere a un esame delle domande di protezione internazionale “su base individuale”, ovverosia caso per caso alla luce delle dichiarazioni del richiedente e delle specifiche e pertinenti informazioni sul suo Paese di origine». Per gli avvocati dell’Associazione per gli Studi giuridici sull’immigrazione,insomma, si tratta di un atto così grave da concludere affermando che «la Prefetta Sarti debba assumersene ogni responsabilità e, dunque, dimettersi con effetto immediato».

Esaminando le decisioni delle Commissioni territoriali degli anni scorsi, non è chiaro quanto sia possibile ridurre i numeri dei visti umanitari: nel 70% dei casi, infatti, l’autorità giudiziaria ha accolto i ricorsi contro i dinieghi delle Commissioni, ampliando quindi il numero dei beneficiari e contraddicendo la lettura del governo, secondo cui finora si è avuto un approccio troppo permissivo. A questo proposito, in realtà, va ricordato che il decreto Minniti-Orlando del 2017 aveva ridotto i margini per l’accesso al ricorso, riducendo di fatto l’accesso a forme di protezione per via giuridica.

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