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Vaccinazioni separate per italiani e richiedenti asilo? Le chiese: è razzismo

«Basta razzismo». Sul sindaco di Domodossola interviene tra gli altri la Federazione delle chiese evangeliche in Italia. Il primo cittadino Lucio Pizzi aveva proposto alla ASL di vaccinare i bambini in stanze diverse rispetto a quelle utilizzate per i migranti

Affermazioni «davvero gravi» e «pronunciate con leggerezza» che finiscono per «procurare allarme sociale, incoraggiare comportamenti xenofobici e produrre razzismo». Così esponenti di enti ecclesiastici hanno risposto con una lettera aperta congiunta al sindaco di Domodossola, Lucio Pizzi, secondo il quale «i migranti sono spesso portatori di malattie contagiose».

La lettera aperta, pubblicata ieri sul settimanale della diocesi di Novara “L’Azione”, e firmata da Paolo Naso, coordinatore del Programma rifugiati e migranti della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), don Giorgio Borroni, direttore della Caritas diocesana di Novara, e don Renato Sacco, coordinatore nazionale di Pax Christi, vuol essere una risposta cristiana all’iniziativa del primo cittadino domese, che aveva scritto al direttore dell’ASL chiedendo di evitare «che i bambini vengano vaccinati nella stessa stanza dei richiedenti asilo».

«Ciò che lei ha detto – o le viene attribuito – è davvero grave e ci chiediamo se lei sia consapevole della portata delle sue parole», si legge nella lettera congiunta, alla quale oggi se ne aggiunge un’altra firmata da 300 cittadini di tutta l’Ossola. «Lei parla degli immigrati come degli appestati, come donne e uomini infetti che minacciano la salute della nostra comunità, e dei bambini in particolare – continua la lettera -. Tutto questo non risponde a verità, caro sindaco. Abbiamo imparato che la politica di oggi si nutre di dichiarazioni a effetto grazie alle quali un amministratore arriva all’onore delle cronache».

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