I giardini della Corte d'Assise di Verona intitolati a Lidia Poët, prima donna avvocata in Italia
22 giugno 2018
Nata a Traverse di Perrero da una famiglia valdese, dopo una vita di battaglie divenne finalmente avvocata all'età di 64 anni
Dedicato a Lidia Poët, prima donna iscritta all’albo avvocati d’Italia, l’area verde antistante la Corte d’Assise di Verona. L’intitolazione, proposta dal Comitato Pari opportunità del consiglio dell’Ordine degli avvocati, è avvenuta nei giorni scorsi alla presenza di sindaco Federico Sboarina, assessore ai Servizi demografici Daniele Polato, presidente del Tribunale di Verona Antonella Magaraggia, presidente dell’Ordine degli avvocati Alessandro Rigoli e presidente del Comitato Pari opportunità dell’Ordine degli avvocati Gessica Todeschi.
«Non c’è futuro senza un passato che ci ricordi i traguardi raggiunti e, al contempo, le sfide che dobbiamo ancora affrontare per la definizione di una società più giusta e rispettosa di tutti – ha sottolineato il sindaco Sboarina, come si legge sul sito istituzionale della città veneta –. Tanti traguardi raggiunti negli ultimi decenni sono il frutto di determinate volontà personali che, nel tentativo di veder riconosciuti diritti umani, sociali e professionali negati, si sono strenuamente battuti per la modifica del sistema. Grandi cose, fondamento della crescita della nostra società, sono il frutto del desiderio di cambiamento di donne e di uomini straordinari che non hanno mai smesso di provare a mutare nel bene il percorso della nostra storia».
Lidia Poët ha combattuto le battaglie per l'affermazione della sua dignità di persona, e queste lotte sono diventate le lotte di tutte le donne italiane, impegnate in un cammino difficile, frustrante, per veder equiparata agli uomini la propria presenza nella società.
Poët, di famiglia valdese, nasce a Traverse, borgata di Perrero in val Germanasca nel 1855. Valdese, si trasferisce a Pinerolo a casa del fratello Enrico, avvocato. Si diploma come maestra e nel 1878 si iscrive contro la volontà paterna alla Facoltà di Legge dell'Università di Torino, città in cui si laurea nel 1881 con una tesi sulla condizione della donna nella società, con particolare attenzione alla questione del voto femminile. E' la prima donna in Italia a laurearsi in giurisprudenza. Ma ora Lidia ha voglia di lavorare, di render concreto quanto appreso dai libri. Due anni di praticantato a Pinerolo e dopo aver superato gli esami per diventare procuratore generale, chiede l'iscrizione all'albo degli avvocati. Apriti cielo. L'Ordine degli Avvocati di Torino si spacca ma consente alla Poët l'iscrizione. Decisione subito impugnata dal procuratore del Re presso la corte di Appello, che adducendo motivi legali dovuti a mancanza di norme sull'esercizio della professione da parte del sesso femminile blocca tutto.
L'ovvio ricorso della Poët viene bocciato e pare questa la pietra tombale sulle battaglie femministe. I giornali e l'opinione pubblica seguono con passione le vicende sue e di altre pioniere come lei. Esercita comunque la professione, in via più o meno informale, a Pinerolo con il fratello dedicandosi soprattutto alla difesa dei minori e non smettendo mai di combattere le battaglie per l'emancipazione femminile. Nel mentre diventa rappresentante per l'Italia del Congresso Penitenziario internazionale in varie assise in tutta Europa. Gli anni passano, scoppia la Grande Guerra. Tutti i maschi arruolabili del Regno d'Italia sono chiamati alle armi per difendere i sacri confini dall'invasione austriaca. I morti, i feriti e mutilati saranno milioni. E soprattutto gli uomini hanno lasciato vuote le case, vacanti le mansioni pubbliche. Ecco che per le donne questa tragica circostanza diventa l'occasione per affermare la propria centralità nella società, dimostrando le proprie ovvie abilità in qualsiasi compito, sia esso il lavoro nei campi come la gestione di pubblici servizi o privati affari. Ecco perché nel 1919 la legge che apre alle donne tutte le carriere professionali fotografa in realtà una situazione già in atto.
Lidia ne approfitta subito e nel 1920, oramai sessantaquattrenne diventa la prima avvocata d'Italia. La strada è aperta, e la via tracciata da una ragazza valdese della val Germanasca.