Assemblea KEK. Europa, un progetto di pace che comincia dal Medio Oriente
04 giugno 2018
All’Assemblea generale della Conferenza delle chiese europee (Kek) in corso a Novi Sad, è intervenuto anche l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby
La paura è il maggiore ostacolo che la testimonianza cristiana deve superare in Europa. È attorno a questa idea che ha ruotato il discorso dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, all’Assemblea generale della Conferenza delle chiese europee (Kek) in corso a Novi Sad (Serbia, 31 maggio – 5 giugno).
Intervenendo nella giornata di ieri, 3 giugno, dedicata al tema della presenza e della testimonianza delle chiese in Europa, Welby ha ricordato come l’Europa sia in una situazione di fragilità, costretta ad affrontare molteplici sfide fra le quali, ha aggiunto, la «Brexit non è la più insidiosa».
Richiamandosi al modello di vita cristiana del monachesimo benedettino, Welby ha proposto un’idea di chiesa come «comunità santa, basata sull’amore reciproco, sul servizio e sull’ospitalità. La presenza e la testimonianza cristiana deve proporsi come una voce di unità e di riconciliazione più forte del potere disgregante» delle forze centrifughe deli nuovi nazionalismi e sovranismi.
La vescova Petra Bosse-Huber della Chiesa evangelica in Germania (EkdD), ha sottolineato come quello europeo sia un progetto di pace nato per superare le ostilità che storicamente hanno opposto le nazioni del continente. «Da questo punto di vista l’Europa ha avuto successo. E tuttavia, oggi, è estremamente difficile comunicare questa dimensione del progetto europeo a una società che considera la pace una condizione scontata e garantita di per sé, e non ha coscienza che essa vada preservata».
«La pace d’Europa però comincia in Medio Oriente», ha ribattuto nella discussione seguita ai due interventi l’archimandrita Alexi Chehadeh, direttore del Dipartimento di relazioni ecumeniche e di sviluppo (Derd) del Patriarcato greco ortodosso di Antiochia, che opera come Ong con base a Damasco. Chehadeh, sottolineando l’importanza di una visione europea che sappia guardare alle molteplici crisi in Medio Oriente, ha lanciato un appello affinché le chiese e le istituzioni del nostro continente sostengano la «permanenza dei cristiani nei luoghi in cui la nostra fede è nata».
L’Assemblea ha inoltre ricevuto il saluto di Bartolomeo I, patriarca ecumenico di Costantinopoli, attraverso una lettera letta dal metropolita Emmanuel di Francia. Impossibilitata ad essere presente a Novi Sad, la vice presidente del Parlamento europeo, Mairead Mcguinness, ha inviato un video messaggio all’Assemblea della Kek.