Amare i propri nemici
14 maggio 2018
Un giorno una parola – commento a Matteo 5, 44-45
La terra è piena della benevolenza del Signore
Salmo 33, 5
Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti
Matteo 5, 44-45
Che strana richiesta ci rivolge il Signore! Com’è possibile amare i nemici? Già è difficile amare la persona antipatica… ma addirittura il nemico! È una cosa che va contro la nostra natura; non è semplicemente difficile, è proprio impossibile! Questa è la conclusione, se facciamo affidamento solo sulle nostre capacità umane o se pensiamo di dover amare il nemico col sentimento. Ma questa parola del Signore fa appello al nostro stile di vita cristiano, al nostro modo di interiorizzare e vivere l’evangelo. Se è impossibile o almeno molto difficile amare chi ci ha fatto del male col sentimento, è invece possibile farlo con i fatti: è possibile porgere l’altra guancia (che non significa farsi dare un altro schiaffo, ma offrire a chi ci ha offeso un’altra possibilità), è possibile decidere di non vendicarsi e aprire il nostro cuore ad una prospettiva di perdono, è possibile dare noi lo schiaffo morale contraccambiando con un bene fattivo al male ricevuto.
Talvolta questo tipo di comportamento ha prodotto delle vere e proprie conversioni, perché ha spiazzato l’avversario e lo ha indotto a riflettere sul serio. La parola del Signore ci dice anche che è molto importante pregare per chi compie il male: certe coscienze inaridite dall’egoismo possono essere smosse solo da Dio; e naturalmente la nostra preghiera deve essere per la conversione, non per il castigo di chi sbaglia. Dio fa sorgere il sole e manda la pioggia sui buoni e sui cattivi; questo vuol dire che il Signore concede a tutti il tempo di convertirsi, di cambiare mentalità, di smettere di fare il male e iniziare a fare il bene. Questi miracoli possono ancora verificarsi, e talvolta accadono anche a causa di un’opera di bene fatta o di una parola di perdono detta a chi ci ha fatto del male.