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La liberazione mediante la morte di Cristo

Un giorno una parola – commento a Efesini 1, 7

Abbi pietà di me, o Dio, per la tua bontà; nella tua grande misericordia cancella i miei misfatti
Salmo 51, 1

In Gesù Cristo abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia
Efesini 1, 7

Redenzione: liberazione dello schiavo tramite il pagamento di un riscatto. Una pratica diffusa nel mondo antico, che serve come immagine per cercare di illustrare il significato della morte di Gesù. Il sangue versato da Gesù sulla croce è presentato come il prezzo della liberazione del nostro peccato di esseri umani infedeli a Dio e al suo progetto benevolo per il creato.

È un caro prezzo, per Dio, che implica per Lui la rinuncia alla sua divinità, l'assunzione della nostra umana debolezza, l’incarnazione in Gesù di Nazareth, l’accettazione del tradimento di Giuda, l’abbandono alle forze politico-religiose mondane e a quelle potenze spirituali negative: la morte, l’Ades, il diavolo.

In questo modo, attraverso la sua discesa nel mondo della morte, Cristo scardina il potere della morte. Divino paradosso! Annientare la morte mediante la morte! Com’è potuto avvenire? «È avvenuto e basta!» (Karl Barth).

Nella Passione di Gesù, Dio sceglie la nostra condanna e esegue il suo giudizio su tutti gli esseri umani, permettendoci così di ristabilire il patto con lui. È davvero un carissimo prezzo, in cui Dio mette a rischio se stesso e l’uomo di Nazareth con la potenza della morte eterna.

Ma la ricchezza della sua grazia e la potente efficacia della sua forza spirituale che sovrabbonda misteriosamente, opera anche nell’oscuro soggiorno dei morti fino a manifestarsi nel luminoso mattino di Pasqua.

«Io ero morto, ma ecco sono vivo per i secoli dei secoli e tengo le chiavi della morte e dell’Ades» (Apocalisse 1, 18).

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