Guardando a Sud
12 marzo 2018
Un think tank tedesco discute del ruolo del protestantesimo nello spazio pubblico europeo
“L’Europa e le chiese, tra visione comune e interessi particolari”: questo il tema della 62ma Conferenza europea sugli studi confessionali, svoltasi il 2 e il 3 marzo presso l’Istituto per gli studi confessionali di Bensheim, (Germania), un think tank del protestantesimo europeo. Hanno partecipato, in qualità di relatori, studiosi e rappresentanti di varie chiese protestanti di Germania, Estonia, Gran Bretagna, Austria, Ungheria e Italia. Nel corso dei lavori si sono alternate relazioni di taglio ecclesiologico e teologico tese a fare il punto sulla collocazione delle chiese protestanti nello spazio europeo e a individuare temi e sfide di comune interesse.
Le conclusioni dell’incontro sono state affidate e Mario Fischer, neosegretario generale della Comunione delle chiese protestanti in Europa (CCPE-GEKE). «È stato un incontro di grande interesse in cui sono emerse le grandi sfide che stanno di fronte al protestantesimo – ha commentato Paolo Naso, coordinatore della Commissione Studi Dialogo e Integrazione della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), che ha presentato una relazione sul tema dell’impatto delle migrazioni globali sulle chiese protestanti europee. – Dopo un anno del tutto particolare nel quale in tutta Europa sono stati ricordati i 500 anni dalla Riforma, le chiese della Riforma si interrogano sul loro ruolo in un continente che da una parte si secolarizza ma dall’altra registra la crescita di nuove presenze religiose e di nuove domande di spiritualità che non sempre le chiese tradizionali riescono a intercettare: ciò che convenzionalmente chiamiamo “post-secolarizzazione”. Ma anche in un continente “diviso” da steccati culturali e politici che le istituzioni europee non riescono a superare; un continente, infine, in cui la comunità cristiana perde progressivamente peso, soprattutto rispetto all’Africa o all’America latina».
«In questo quadro – conclude Naso – il protestantesimo europeo ha bisogno di reinterpretarsi e di ridefinirsi in un contesto culturale e religioso in rapida trasformazione. Per questo lo scambio di idee e strategie possibile all’interno di organismi come la CCPE è di primaria e assoluta importanza, anche per contribuire meglio e con maggiore incisività al confronto in atto nelle varie sedi ecumeniche e civili dell’Europa».