Monteleone di Puglia premia Bernice A. King
08 marzo 2018
Sabato 10 marzo la figlia del famoso pastore battista afroamericano Martin Luther King, riceverà il premio Donna impegnata per la nonviolenza e la pace. Ne parliamo con il pacifista Rocco Altieri
Il 10 marzo 2018 Bernice Albertine King, figlia del pastore battista Martin Luther King, di cui quest’anno ricorre il 50esimo anniversario della morte, sarà ospite del Comune di Monteleone di Puglia (Fg) per ricevere il Premio «Donna impegnata per la nonviolenza e la pace». Ne parliamo con il prof. Rocco Altieri, pacifista, studioso del pensiero legato alla nonviolenza, nonché presidente del «Centro internazionale per la nonviolenza M. Gandhi», promotore del premio.
Perché Monteleone di Puglia?
«Monteleone di Puglia è un borgo di montagna in provincia di Foggia, a 850 metri sul livello del mare, che nel tardo Medioevo diede rifugio alle popolazioni valdesi che cercavano riparo dalle persecuzioni, negli anni più bui della presenza papale ad Avignone. Quando i valdesi aderirono alla Riforma luterana nel 1532, Monteleone – che era un centro di diffusione della Riforma protestante, in diretto rapporto con Ginevra – subì una forte azione repressiva nel 1563 con arresti e deportazioni. In particolare la popolazione di Monteleone è passata alla storia per il coraggio delle sue «donne ostinate», come le chiamò l’inquisitore padre Rodriguez nelle sue lettere a papa Pio V: donne irriducibili per la loro fede evangelica, in prima fila nella resistenza contro le persecuzioni. A distanza di anni, durante la seconda guerra mondiale, il coraggio delle donne di Monteleone tornò a farsi vivo, diventando protagoniste della ribellione del 23 agosto 1942 contro la fame indotta dalla guerra: circa duecento donne furono arrestate e processate in seguito ai moti di protesta di quella memorabile giornata. Va denunciato il fatto che queste donne coraggiose, una volta uscite dal carcere, liberate dall’arrivo delle truppe alleate, non solo non ebbero nessun risarcimento o riconoscimento, ma, mentre i reati commessi dai fascisti erano stati subito amnistiati dal nuovo regime democratico, le donne di Monteleone che non avevano commesso crimini inumani, ma si erano solo ribellate alla fame indotta dalla guerra, furono costrette a difendersi davanti al Tribunale di Lucera fino al 1950. È in memoria dell’impegno di queste donne che lottarono per la libertà religiosa e poi contro la guerra, che l’amministrazione di Monteleone ha istituito per l’8 marzo il Premio internazionale per le donne impegnate per la pace».
Alla sua terza edizione, il premio verrà assegnato quest’anno a Bernice King, che ha raccolto l’eredità del papà, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani. Quale significato ha la sua presenza a Monteleone?
«La partecipazione della figlia del pastore battista King vuole consacrare questo percorso di educazione alla pace cominciato da tempo in questa cittadina. Con una delibera del 2015, il Comune di Monteleone ha istituito il Centro internazionale per la nonviolenza M. Gandhi, con la finalità di studiare e promuovere la cultura nonviolenta nella gestione dei conflitti interpersonali, sociali e internazionali, ispirandosi ai principi fissati dall’articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Per realizzare tale progetto, il Comune ha chiesto l’affiliazione delle scuole dell’Istituto comprensivo di Accadia-Anzano-Monteleone e Sant’Agata, all’Unesco, il cui preambolo dell’Atto costitutivo afferma: “Poiché le guerre nascono nella mente degli uomini, è nella mente degli uomini che devono essere costruite le difese della pace”. Il riconoscimento dell’Unesco è stato conseguito nell’anno scolastico 2016/17 e riconfermato per il 2017/18».
Quali sono oggi i maggiori ostacoli alla costruzione della pace?
«Le maggiori difficoltà vengono dall’indifferenza generale all’educazione alla pace presente nella scuola. La scuola non si interessa dell’attualità, degli stili di vita, non aiuta a comprendere i meccanismi di violenza strutturale che ci sono nel mondo, essa è soprattutto rivolta al passato senza un raccordo con il presente: tutto ciò è un limite. Il passato non collegato al presente non ha più significato, diventa solo un esercizio mnemonico che annoia i ragazzi e li porta lontani dall’interesse e dalla sollecitudine per ciò che succede nel mondo. Lo sforzo del nostro Centro internazionale è di mutare quest’orizzonte, sollecitando le scuole, e non solo, ad apprendere il modo di gestire i conflitti in maniera nonviolenta. In questa direzione, il libro di Marinetta Cannito Hjort, La trasformazione del conflitti. Un percorso formativo, pubblicato di recente dalla ed. Claudiana, è un contributo importante che consiglio vivamente, perché proprio dall’insegnamento biblico si ricavano la possibilità e la via di trasformare i conflitti in modo nonviolento. Questa è una grande sfida».
A partire dall’evento di sabato, quali sono le aspettative per il futuro?
«Auspichiamo che il Centro internazionale per la pace, nato a Monteleone, possa irradiare la sua azione oltre questa cittadina, in modo da diventare un osservatorio sui conflitti, un luogo di formazione alla gestione nonviolenta dei conflitti, e che riceva l’incoraggiamento e il sostegno anche finanziario delle istituzioni pubbliche. Si spende tanto per la guerra, mentre per la pace non si investe nulla. Ma, come la guerra viene preparata nelle caserme, con la ricerca bellica, con la mobilitazione di scienziati, anche la pace va preparata nel tempo e va sostenuta. Ci auguriamo inoltre che possa nascere una collaborazione con le facoltà teologiche delle varie confessioni, frutto di un ecumenismo che si concretizza nella costruzione della pace che è il perno del vangelo di Cristo. Si tratta di un progetto complessivo che ha bisogno del sostegno e dell’impegno di tutte le religioni, e che potrebbe avvalersi delle competenze di Marinetta Cannito Hjort, a cui va il mio grande ringraziamento per l’immane lavoro di mediazione compiuto per organizzare l’arrivo e la presenza di Bernice King qui in Italia. Marinetta Cannito collabora e lavora nelle maggiori università mennonite e battiste degli Usa, dove ci sono circa 50 università che studiano la pace e la nonviolenza. Questo in Italia non c’è, e sarebbe importante colmare questo vuoto. Una delle frasi di M. L. King che ispira il lavoro del Centro internazionale per la pace è: “come le menti vengono utilizzate per preparare la guerra si tratta di impegnarle a preparare la pace”. Speriamo che questo sogno possa realizzarsi con l’aiuto di tanti e tante uomini e donne di pace».