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Il papa a Ginevra al Consiglio ecumenico delle chiese a giugno

Ricambierà la visita dello scorso anno. Intanto oggi il segretario del Cec Olav Fykse Tveit in Vaticano incontra il cardinale Kurt Koch

Mentre oggi venerdì 2 marzo in Vaticano si incontrano il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) pastore Olav Fykse Tveit e il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, allo scopo di presentare le iniziative per le celebrazioni del 70° anniversario del Cec, è ufficiale da ieri la notizia che papa Bergoglio sarà a Ginevra il prossimo 21 giugno.

L’invito al pontefice è stato formulato dal Consiglio federale elvetico e sarà quella l’occasione per ricambiare la visita che lo scorso 24 agosto fecero a Roma ancora Tveit in compagnia di Agnese Buom, moderatora del Comitato centrale del Consiglio ecumenico delle chiese.

Proprio a Ginevra ha sede infatti la sede centrale del Cec, organismo che riunisce 349 Chiese protestanti, luterane, anglicane, ortodosse e cattoliche in oltre 110 Paesi in rappresentanza di circa 500 milioni di cristiani nel mondo, e in quella sede, secondo i rumors, verrà presentata un’iniziativa congiunta per la pace in Siria e in Medio Oriente.

Continua dunque il dialogo fra mondo cattolico e protestante dopo l’abbuffata ecumenica del 2017 legata alla ricorrenza dei 500 anni dall’avvio della Riforma luterana.

La Chiesa cattolica non fa parte del Cec, anche se in varie commissioni trovano posto rappresentanti del Vaticano. L’auspicio dei protestanti svizzeri è di andare oltre alle dichiarazioni che Giovanni Paolo II rese durante il viaggio in terra elvetica nel 1984, secondo pontefice dopo Paolo VI a visitare la Svizzera: allora Wojtyla ricordò con estrema franchezza che per il mondo cattolico le altre non erano chiese, ma comunità ecclesiali, causando non pochi malumori nel mondo riformato.

L’aria sembra molto diversa da quella di oltre 30 anni fa, se è vero che giusto ieri Bergoglio ha scritto una lettera indirizzata al cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici tedeschi, e a Heinrich Bedford-Strohm, presidente del Consiglio della Chiesa evangelica in Germania (Ekd) per ribadire «la grande gioia della scoperta che dopo 500 anni di storia comune, in parte assai dolorosa, siamo entrati in un nuovo periodo di comunione. Questo anno di celebrazioni ci ha mostrato che il futuro non può essere scritto senza dialogo ecumenico». La missiva, pubblicata dal quotidiano “L’Osservatore Romano”, sottolinea l’importanza dei documenti congiunti firmati nel corso del 2017, con il pontefice che si dice «convinto che il conflitto esploso nel XVI secolo è destinato a concludersi e che le ragioni della nostra diffidenza reciproca scompariranno in gran parte».

Fra gli appuntamenti in programma per la ricorrenza dei 70 anni del Cec, fondato ad Amsterdam nel 1948, si segnalano la Conferenza mondiale su missione ed evangelizzazione, a marzo ad Arusha in Tanzania, il Comitato centrale di giugno a Ginevra, il Simposio sullo sviluppo sostenibile con Action by Churches Together (Act) Alliance, in autunno a Uppsala, in Svezia.

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