Aiutare i bisognosi secondo un criterio di verità
25 gennaio 2018
Un giorno una parola – commento a 1 Giovanni 3, 17
Non rifiutare un beneficio a chi ha diritto, quando è in tuo potere di farlo
Proverbi 3, 27
Se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l’amore di Dio essere in lui ?
I Giovanni 3, 17
Il versetto 17 di I Giovanni, che ci accingiamo a commentare, viene seguito e illuminato con queste parole: «Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma con i fatti e in verità» (v. 18). Si tratta di una coda apparentemente scontata, ma lo scrittore ha pensato bene di non fare evaporare in un sentimento superficiale il concetto di pietà. Pietà per lo scrittore antico si ha quando si viene afferrati da una forte emozione da scombussolare persino i nostri intestini. Tuttavia non gli basta di accennare alle sensazioni. Ci vuole altro. Ci vogliono fatti, azioni compiute secondo verità.
Il soccorso a cui veniamo chiamati di fronte a una persona nel bisogno è quello di condividere i beni materiali di cui disponiamo. Condividerli come gesto di amore in risposta all’amore con cui Dio ci ha amati. Condividerli nella verità, senza furberie, per sottrarre quel che è dovuto alla persona bisognosa, non già in forza della nostra bontà, ma in ragione del suo bisogno.
Aiutare la persona nel bisogno in risposta all’amore di Dio, ma anche secondo un criterio di verità, è compito specifico delle persone credenti. Aiutarla secondo un criterio di verità è compito della società. La società dovrà comprendere che la persona bisognosa è titolare di diritti, a cominciare dal soddisfacimento dei diritti fondamentali. Negarglieli vuol dire voltare le spalle alla verità.