Il conto e la narrazione dei salvati
23 gennaio 2018
L'ultimo libro della storica Liliana Picciotto affronta il tema degli ebrei italiani che scamparono alla Shoah
Libro corale, composto di vari strati e parti distinte, che possono essere separatamente lette, consultate, utilizzate come referenze ma tutte ugualmente valide e interessanti. In questo poderoso volume* della collana Einaudi Storia, Liliana Picciotto, autrice di molte pubblicazioni sulla deportazione e sugli ebrei contemporanei in Italia, ha raccolto il risultato di anni di ricerca sui «salvati», progettato e finanziato dal Centro di documentazione ebraica contemporanea (Cdec) di Milano, di cui dirige il settore storico. Alla base dell’elaborato lavoro sta l’assunto che la «Memoria della Salvezza» o «del Bene», è importante quanto la memoria «del Male». Nella Shoah perirono oltre 7000 ebrei italiani, il che è, oltre che tragico, mostruoso; però ciò significa che sui 38.802 di prima del 1943, 31.822, cioè oltre l’81% è scampato, percentuale alta di cui il Centro da tempo vuole scoprire il perché. Solo 10.599 «salvati» sono stati rintracciati, catalogati, intervistati e le loro storie sono state analizzate alla luce di vari criteri, dalla provenienza regionale alle vicende individuali, alle persone singole che hanno aiutato, alle reti sociali e religiose, a movimenti come la Resistenza. I 682 Giusti italiani1 non bastano a giustificare il grande numero di «non sommersi». Questo percorso ci aiuta a capirne di più.
La Parte I affronta la metodologia e chiarifica definizioni e aggettivi, dal significato di «ebreo» nella definizione di razza del 1938 a che coesa voglia dire «salvo» o «soccorritore».
La Parte II, la più ampia ed essenziale, è «La Storia», la narrazione della triste vicenda iniziata nel settembre del 1938 con le Leggi razziali e discriminazioni insulse e precipitata nella tragedia cinque anni dopo con l’occupazione nazista: dall’esclusione dalle scuole pubbliche alla spedizione ai campi di sterminio. Affascinante l’operato della Delasem (Delegazione assistenza emigranti), ottimi gli irresistibili titoli di vari capitoli («Salvarsi mediante una fuga collettiva», «Evasioni rocambolesche», «I figli di matrimonio misto si salvarono?», «Bambini salvati dalla Shoah», «Comunità evangeliche in aiuto di ebrei»...) oltre a quelli fondamentali come «La persecuzione nazista» e «L’oppressione fascista» o «Che cosa si sapeva in Italia della politica di sterminio». La Parte III riguarda «I numeri»: i dati oggettivi, l’universo dei salvi, fattori decisivi per la salvezza, geografia della salvezza, i salvi in base a età, genere, condizione socioeconomica e infine l’universo dei soccorritori.
La Parte IV si legge come un romanzo, in cui però le avvincenti storie sono vere. Titoli e sottotitoli spesso divertenti e spiritosi, riflettono il tipico sense of humour ebraico, inestinguibile perfino in condizioni drammatiche come quelle descritte. Per noi evangelici è un ovvio motivo di orgoglio trovare uno spazio così prominente, data l’esigua quantità numerica delle nostre comunità in Italia (spiccano Firenze e Roma), oltre che nelle valli valdesi. Rorà, di 200 abitanti, che a lungo ospitò 21 persone, brilla nel firmamento delle Valli dove individui e collettività fornirono aiuti, rifugio, solidarietà. È un peccato che i pastori di Bobbio, Villar e Rorà non compaiono con i propri nomi ma è una gioia leggere l’intervista della «nostra» Carla Bachi di cui ignoravo la speciale amicizia con Emanuele Artom, anch’egli rifugiato nella Casa di riposo dell’Esercito della Salvezza di S. Giovanni. Speciale è la testimonianza della sorella di Primo Levi, Anna Maria, ma tutte sono degne di nota.
1. I Giusti tra le nazioni sono persone distintesi per la loro generosità nei confronti degli Ebrei durante la II Guerra mondiale, individuate nel corso di oltre un cinquantennio da un’apposita commissione creata in Israele.
* L. Picciotto, Salvarsi. Gli ebrei d’Italia sfuggiti alla Shoah 1943-1945. Torino, Einaudi, 2017, pp. XX-570, euro 38,00.