Una immensa sproporzione
10 gennaio 2018
Un giorno una parola – commento a Isaia 12, 1
Io ti lodo, Signore! Infatti, dopo esserti adirato con me, la tua ira si è calmata, e tu mi hai consolato
Isaia 12, 1
Dio non ci ha destinati a ira, ma ad ottenere salvezza per mezzo del nostro Signore Gesù Cristo
I Tessalonicesi 5, 9
Per parlare di Dio e dell’uomo, nel nostro comune linguaggio commettiamo due errori: anziché partire da Dio per parlare dell’uomo (creato a immagine e somiglianza con Dio, Genesi 1, 26-27), parliamo di Dio partendo dall’uomo (con immagini antropologiche, con l’analogia entis). Usando questo schema come un dato culturale ormai consolidato, commettiamo un secondo errore: dimentichiamo che anche Dio, visto come l’uomo, ha un braccio destro e un braccio sinistro (così si esprime Lutero). Vale a dire: ci fermiamo alla misericordia di Dio e oscuriamo il lato del Dio giudice, che castiga l’infedeltà e le continue contraddizioni umane. Per dirla con Voltaire: perdonare è il suo mestiere, e ci raffiguriamo Dio come un gran vecchio benevole e pacioccone.
Il salmista, pur sempre un ebreo con una mentalità realista e concreta, ricorda che la rivolta contro Dio, il peccato e la contraddizione del comandamento, costituisce la colpa che comporta una pena, un castigo. Più grave è la colpa, maggiore è il giudizio. Che Dio punisca il trasgressore della legge è un dato riconosciuto, ma spesso viene dimenticato per convenienza e per quieto vivere. Ma il peccato umano suscita l’ira di Dio e porta al giudizio di condanna con relativa pena. Però Dio non abbandona l’uomo alla condanna definitiva, né questa costituisce la sua ultima parola su di noi.
Tutto questo ce lo ricorda con semplicità il nostro salmista: la tua ira si è calmata, e tu mi hai riconsolato. Si tratta dell’impostazione teologica del secondo comandamento: Dio punisce l’iniquità fino alla terza e quarta generazione, e usa la sua bontà fino alla millesima generazione di quelli che osservano i comandamenti. Una sproporzione immensa che descrive con chiarezza «matematica» la volontà e l’amore di Dio, anche quando esercita il suo giudizio, che non viene accantonato. La benevolenza di Dio è veramente molto grande, prevale sul giudizio, ma non lo esclude. Da qui il conforto per tutti noi.