L’«Internet delle cose», che mai sarà?
20 dicembre 2017
Un piccolo viaggio attraverso le piccole e grandi innovazioni tecnologiche
Secondo articolo della serie curata da Elia Piovano su innovazioni tecnologiche e cultura. A questo link potete trovare la prima puntata
«Vedo gente, faccio cose» diceva un personaggio interpretato da Nanni Moretti in un film, ma che cosa accade se sono le cose a fare, e se queste cose agiscono poi anche in modo autonomo? Può sembrare strano ma questo è quello che sta accadendo e accadrà sempre di più. I nostri telefoni (smartphone) tracciano i percorsi, registrano la velocità alla quale ci muoviamo e i luoghi dove andiamo, tutti questi dati vengono raccolti, analizzati e utilizzati per fornire servizi ad altri utenti. Questa cosa chiamata telefono fa molte operazioni in modo autonomo: naturalmente alcune funzioni si potrebbero disabilitare, come la geo-localizzazione, ma la funzionalità del telefono risulterebbe ridotta o addirittura compromessa.
Il nostro telefono è uno di quegli oggetti che fa parte di un insieme di tecnologie che è chiamato «Internet delle cose» (Internet of Things), ovvero un oggetto fisico connesso a Internet: ma che cosa accade se a essere connessi a Internet sono anche altri oggetti come la lavatrice, il frigorifero, la serratura di casa, l’automobile o un medicinale? La situazione cambia considerevolmente. Internet delle cose consente di connettere gli oggetti alla rete e quindi diventa possibile controllarli a distanza e ricevere informazioni sul loro utilizzo. La portata «rivoluzionaria» di tutto ciò non sfugge a nessuno, non è un caso che l’economia digitale sia considerata come uno dei principali fattori di sviluppo per prossimi anni. Sul terreno digitale si stanno giocando importanti partite non solo economiche: come nel passato, chi riusciva a imporre la propria tecnologia poteva condizionare il mercato. Oggi i campi di influenza sono molto più ampi per via della pervasività di Internet.
Sul piano sociale, culturale e giuridico quali scelte si adotteranno? Come saranno tutelati i cittadini utilizzatori di questi sistemi? Quali criteri di responsabilità, chi e come gestirà l’enorme mole di dati personali raccolti in rete? Un esempio può aiutarci a capire la complessità della questione: le auto a guida autonoma sono ormai una realtà: ora se avviene un incidente in condizione di guida autonoma, di chi è la responsabilità? Del proprietario (e quindi dell’utilizzatore) o di chi ha programmato e venduto l’auto?
Grazie a un’intelligenza artificiale sempre più evoluta e a sensori sempre più miniaturizzati a costi decrescenti, la rete diventa «sensoriale». I campi di applicazione di questa nuova tecnologia sono davvero infiniti. Nella fase attuale le applicazioni più interessanti sembrano essere quelle legate ai servizi: nella gestione del traffico, per un monitoraggio in tempo reale del trasporto pubblico, potendo così modulare il numero e la frequenza dei mezzi pubblici; nei sistemi di rilevamento dei parcheggi disponibili, in modo tale da ridurre i tempi e i costi legati alla loro ricerca; nella sanità: già oggi sono in commercio orologi connessi a Internet che tra le varie funzioni hanno anche quella di misurare il battito cardiaco. Presto sarà possibile essere monitorati costantemente: nel caso di un’anomalia del battito cardiaco, un operatore sanitario ci contatterà per fornirci istruzioni in base alla gravità della situazione.
Sempre più ci saranno proposte soluzioni legate all’Internet delle cose: già oggi utilizziamo gli smartphone , tuttavia sarà necessario un nuovo approccio culturale che ci aiuti a comprendere e ad avere una maggior consapevolezza di questi strumenti e del loro uso. Le incognite e gli interrogativi non mancano, sarà necessario dare una risposta che non può essere a livello locale, di un solo paese, ma almeno di Unione Europea e anche questo sarà motivo di discussione.
Immaginiamo un mercoledì di novembre dell’anno 2050, alle ore 21,00 abbiamo lo studio biblico: stiamo uscendo dal lavoro e la nostra auto fedelmente (e autonomamente) ci raggiunge e ci porta a casa. Intanto il telefono avvisa i sensori di casa del nostro arrivo e il forno si attiva. Cena pronta. Uno squillo del telefono ci ricorda che è ora di uscire. L’auto arriva sotto casa e ci porta in chiesa, scendiamo e salutiamo il pastore o la pastora: intanto l’auto va a cercare parcheggio. Forse questa volta arriveremo puntuali allo studio biblico! (2 - continua)