Chiamati a libertà, per servire gli altri
28 ottobre 2017
La seconda parte della giornata in ricordo della Riforma protestante
La giornata di Roma – piazza Cavour, che ha segnato l’apertura delle chiese della Fcei a una realtà evangelica più allargata, è proseguita in un succedersi ininterrotto di interventi, dibattiti e momenti musicali. Molte le presentazioni di progetti e settori d’intervento, fra cui hanno avuto parte le testimonianze sugli interventi sociali della Fcei stessa; e ancora il concerto jazz dal titolo Semper reformanda, la presentazione del cd di inni e canti per bambini a uso delle Scuole domenicali intitolato Da bimbo a bimba.
Sono seguite delle «finestre» su alcuni importanti settori d’intervento: sui corridoi umanitari è intervenuto Cesare Zucconi, segretario della Comunità di S. Egidio. Dopo l’ultimo arrivo, venerdì 27, di 130 persone – ha detto – il governo ha manifestato disponibilità a «rilanciare» con altre mille persone. Ma poi si deve parlare di integrazione, che deve essere di qualità. Questi progetti narrano che c’è un’Italia bella, che sa integrare; e su questo ha preso la parola Giulia Gori (Mediterranean Hope – MH): queste persone – ha spiegato – sono costrette a reinventarsi un’identità dopo aver perso tutto, ed è qualcosa che non possiamo immaginare. Possiamo sentire delle storie, come quella del profugo che a Torino ha potuto aprire un locale. Leen Shahda, arrivata nel febbraio 2016 dalla Siria, lo ha detto con tutta l’autenticità che si trova addosso. «Sono partita dalla Siria perché con la guerra non c’è più vita, ma è stata una scelta difficile: ho scelto la mia libertà ma ho lasciato la famiglia». La nuova famiglia, per lei, è quella di chi l’ha accolta, ma lei dice «il popolo italiano»: chiunque tra di noi, possiamo aggiungere, può scoprirsi facitore di integrazione. Paolo Naso, responsabile di MH, nella speranza di poter annunciare una possibilità di corridoi umanitari da attivarsi a livello europeo, ha proseguito: «Tre oggetti raccontano queste storie: il primo è un aereo, con cui si viaggia in sicurezza; poi la carta, un “visto” provvisorio, non un passaporto vero e proprio, ma su questo foglio (visto di protezione umanitaria) si gioca il destino di queste persone. Il terzo oggetto è la valigia, che non può portarsi dietro chi parte sui gommoni e che, per chi può portarla, rappresenta una sintesi della propria storia».
Valdo Bertalot, direttore della Società biblica in Italia ha detto che all’inizio del Vangelo di Matteo (cap. 2) si parla della fuga in Egitto come di una sorta di «primo corridoio umanitario». E così si è avviata la presentazione della Bibbia della Riforma, di cui è stato presentato il Nuovo Testamento. Il presidente della Società Eric Noffke ha poi lanciato un appello per l’interazione da parte dei lettori: suggerimenti, commenti per eventuali revisioni da qui a un anno. «A 500 anni dalla Riforma, sarà un dono un dono per il nostro Paese». Il difficile è trasporre nella nostra lingua il mondo a cui fa riferimento il testo – ha detto Alessandra Pecchio, Ass. dei Fratelli –, come nel caso degli Atti, per tradurre i quali bisogna impratichirsi della terminologia marinara greca.
Dopo i messaggi di don Cristiano Bettega (direttore dell’Ufficio Cei per l’ecumenismo e il dialogo) e di Marco Gnavi (Com. di S. Egidio), si è tenuto il culto, un momento fortemente voluto per significare l’apertura di queste celebrazioni anche alle chiese che non fanno parte della Fcei. Condotto dal presidente Negro, ha visto le predicazioni della pastora valdese Maria Bonafede (Consiglio Fcei) e di Carmine Napolitano, presidente della Federazione chiese pentecostali.
Il testo era quello di Galati 5, da cui era tratto anche il versetto 13 riprodotto sulle sciarpine pensate per la giornata. Voi siete stati chiamati alla libertà: la libertà è il grande dono che la fede scopre – ha detto Bonafede, rifacendosi poi alla Libertà del cristiano di Lutero –: noi lo sappiamo grazie a tutta la storia che ci precede, ed è, con Lutero, paradossalmente la libertà di servire il nostro prossimo. Un servizio alla libertà che gli altri non hanno ancora. Questo testo – ha poi detto Napolitano – nella sua brevità cerca di dare una definizione della libertà. La libertà ha un inizio, non siamo liberi ma lo diventiamo, e soprattutto importa il modo in cui lo diventiamo e in cui esercitiamo la libertà. Questa non è da intendersi in senso individuale, ma trova in quella degli altri la propria autenticità.
Il programma musicale si è concluso con un’opera singolare, la Sinfonia della Riforma di Felix Mendelssohn. Musicista dell’epoca romantica, protestante di famiglia di origine ebraica, egli ebbe il merito di riscoprire e far eseguire la Passione secondo Matteo di Bach. Composta nel 1830, terzo centenario della Confessione Augustana, la sinfonia contiene nel suo ultimo movimento il tema del corale luterano Ein feste Burg ist unser Gott («Forte rocca»).