Gli storici ci dicono che la frase «sogno americano» è stata coniata da James Truslow Adams nel suo libro, The Epic of America. Egli ha scritto di «quel sogno di un paese nel quale la vita dovrebbe essere migliore e più ricca e più piena per tutti, con le opportunità per ognuno secondo le proprie capacità e le proprie realizzazioni». Va notato che, nella formulazione di Adams, il sogno americano non si riferiva solamente alla prospettiva di un miglioramento economico ma anche agli obiettivi meno tangibili, ma non meno importanti, come lo sviluppo individuale e la realizzazione della potenzialità umana della persona.
Adams ha articolato la sua frase nel 1931 ma non c’è dubbio che la maggior parte degli immigrati che sono arrivati in Nord America dal Seicento in avanti siano stati motivati da tale sogno. Dall’inizio, l’America ha attratto dei sognatori. Generazione dopo generazione di migranti poveri sono sbarcate nel Nuovo Mondo, cercando non solo cibo e una casa per loro famiglie, ma anche di poter offrire ai figli un orizzonte più ampio, un’istruzione, la possibilità di una vita piena, umana e dignitosa. Per alcune generazioni, il sogno si è realizzato. Per esempio, dagli anni ‘20 agli anni ‘50 del Novecento, quando la scuola pubblica a New York City forniva una formazione di qualità anche ai più poveri e disperati: migliaia di giovani migranti poveri hanno potuto finire la scuola superiore. Per alcuni, questa preparazione ha aperto le porte dell’università e la possibilità di diventare medici, contabili, avvocati, professori, giornalisti e anche Gran Mogol di Hollywood. I sognatori di successo da queste tre ultime categorie erano spesso coloro che più hanno voluto dichiarare che il «Sogno americano» continuava a ispirarli e continuava a essere raggiungibile.
Come mai una mobilità sociale è esistita a lungo negli Stati Uniti, funzionando così come mezzo per raggiungere un sogno? Come mai questa mobilità sociale ora in pratica non c’è più? Un elenco esaustivo dei motivi economici, sociali e politici per questo cambiamento non è possibile nell’ambito di questo articolo, ma si possono notare due di questi motivi in particolare. Verso la fine dell’Ottocento, non era più possibili acquisire terreni agricoli nel West per quattro soldi. Verso la fine del Novecento, una riduzione drastica nell’industria produttiva ha portato condizioni disastrose agli operai in tutto il paese ma soprattutto nel Middle West. Il ventunesimo secolo, poi, ha già visto un’accelerazione strepitosa nella disuguaglianza economica della popolazione. Per esempio, nel 2013, le famiglie che fanno parte del top 1% hanno guadagnato 25 volte più di quanto guadagnato dalle famiglie dall’altro 99% (Economic Policy Research Report, giugno 2016). Inoltre, molti dei meccanismi tradizionali per facilitare la mobilità sociale, come la laurea universitaria, sono sempre meno accessibili. Per dare solo un esempio, un anno di studio all’Università di Harvard costava 2.000 dollari nel 1967 e 45.300 nel 2016. Oggi con il governo fermamente nelle mani del partito Repubblicano dedicato ad attuare le politiche degli uomini d’affari e finanziari straricchi, molti dei programmi rimanenti per la mobilità sociale e economica rischiano di essere eliminati totalmente.
Tutto questo implica che dobbiamo ritenere morto il Sogno Americano? Io penso di no. I sogni, per la loro natura, non sono automaticamente annientati da condizioni negative. Non tutti gli schiavi in Babilonia hanno perso il loro sogno di tornare in patria. Molti schiavi africani nelle piantagioni del sud degli Stati Uniti conoscevano quella storia e hanno continuato a sognare la loro libertà per lunghi anni prima di ottenerla. Il pastore Martin Luther King faceva un sogno di uguaglianza, giustizia, pace e inclusione per la nostra nazione, un sogno che ha dato speranza e impegno a generazioni di attivisti.
Che fare adesso? Le chiese, le sinagoghe, i movimenti politici progressisti devono continuare a ricordare ai concittadini quel bel sogno che ha motivato molte persone a combattere per una vita migliore, più ricca, più dignitosa non solo per le proprie famiglie ma anche per altri. Il Sogno americano non è stato mai limitato a un semplice benessere economico, e tantomeno a un forte potere d’acquisto. Dobbiamo ricordarci del suo senso più pieno e più umano.