La libertà religiosa à la carte
15 settembre 2017
Un commento sul recente viaggio del segretario vaticano Parolin in Russia, caratterizzato dai silenzi sul tema dei Testimoni di Geova e delle minoranze in generale
Articolo tratto da Notizie Avventiste
Il recente viaggio in Russia, conclusosi lo scorso 25 agosto, del segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha trovato ampia eco nei nostri Quotidiani e organi di informazione, i quali ci hanno messo al corrente degli esiti di una serie di incontri avuti dall’alto e qualificato prelato della Santa Sede con il Patriarca ortodosso di Mosca e di tutte le Russie Kirill, con il metropolita Hilarion Alfeyev, capo del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca e da ultimo con il presidente Putin.
Stando alle cronache di organi di stampa informati come l’Avvenire, Parolin e Kirill si sarebbero felicitati per l’ottimo risultato avuto dall’esposizione delle reliquie di San Nicola (traslate da Bari) a Mosca e San Pietroburgo e avrebbero rilasciato dichiarazioni sulla comunanza di intenti delle due chiese - quella Ortodossa russa, che da sola rappresenta circa il 60% della popolazione ortodossa mondiale e quella Cattolica romana - circa una serie di questioni sulle quali esisterebbe una sostanziale convergenza di vedute.
Innanzitutto la difesa della libertà religiosa in qualsiasi Stato, in qualsiasi situazione politica e per “tutti i gruppi religiosi”. Obiettivo quest’ultimo sul quale sembra essere emerso un pieno accordo anche tra il rappresentante della Santa Sede e il Presidente della Federazione Russa.
Ci sarebbe da felicitarsi che due chiese cristiane così importanti e numericamente, oltre che simbolicamente, significative, mostrino in tempi difficili quali sono i nostri una simile sensibilità verso il tema della libertà religiosa, se ciò non accadesse nel Paese che la primavera scorsa ha messo al bando la congregazione dei Testimoni di Geova – sentenza confermata in appello proprio lo scorso 17 luglio - e mostrasse una certa durezza verso altre minoranze religiose.
Inoltre fortissimo è l’impegno a ridurre l’autonomia e l’autodeterminazione della chiesa greco-cattolica di Ucraina.
Dunque di quale “libertà religiosa” si fanno promotrici queste due chiese?
Secoli di ostracismo e di intolleranza ci hanno purtroppo reso piuttosto cauti circa la buona volontà delle “chiese stabilite”, di voler tutelare la libertà religiosa, sovente magari criticando e osteggiando il proselitismo delle cosiddette “sette”. Cioè dei gruppi minoritari.
E quando il metropolita Hilarion di Volokolamisk, lo stesso che salutò con favore la messa al bando dei Testimoni di Geova, rei di avvicinare la gente per strada e diffondere letteratura, auspica e preconizza una maggiore e più solida collaborazione tra chiesa Ortodossa russa e chiesa Cattolica sui temi afferenti la difesa delle tradizioni cristiane del continente europeo secolarizzato e liberale, un protestante medio, o un avventista come il sottoscritto, per non parlare di appartenenti ad altre religioni non cristiane, non riescono a sentirsi del tutto rassicurati. Anzi!