La guarigione operata da Gesù
13 giugno 2017
Un giorno una parola – commento a Giovanni 5, 7-8
Io però vorrei cercare Dio, a Dio vorrei esporre la mia causa; a lui, che fa cose grandi, imperscrutabili, meraviglie innumerevoli
Giobbe 5, 8-9
L’infermo gli rispose: «Signore, io non ho nessuno che, quando l’acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo io, un altro vi scende prima di me». Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio, e cammina»
Giovanni 5, 7-8
Una scena da ritualità taumaturgica: le acque della fontana vengono agitate da un An-gelo e chi ha la fortuna di essere immerso per primo in quelle acque smosse viene guarito della propria malattia. Ma il nostro malato, probabilmente un paralitico, visto che è dotato di un lettuccio su cui giace da ben 38 anni, oltre ad avere la disgrazia della propria disabilità, non ha neppure la ventura di avere qualcuno vicino a sé che lo aiuti a calarsi nelle acque miracolose della fontana. La disabilità fisica unita alla solitudine fanno di quest’uomo l’emarginato perfetto, l’ultimo della società cui non resta che esprimere un flebile lamento: “Signore, io non ho nessuno che, quando l’acqua è mossa, mi metta nella vasca, e mentre ci vengo io, un altro vi scende prima di me”. Ecco, allora, il miracolo di guarigione come solo Cristo può e sa fare: “Alza-ti, prendi il tuo lettuccio e cammina”. Nel racconto si possono intravvedere diverse tematiche, ma qui, in particolare, viene sottolineato fortemente il miracolo operato da Cristo in un clima scarno ed asciutto senza la spettacolarizzazione della volontà po-polare. Tuttavia, visto che non c’era nessuna urgenza, sarebbe cambiato qualcosa se a compiere il miracolo di guarigione Gesù avesse atteso almeno un solo giorno, invece di farlo proprio di sabato? A questo punto dobbiamo arguire che si tratti di una provocazione vera e propria. Non tanto e solo, dunque, la volontà di guarire e di mostrare così il Regno di Dio che si avvicina all’umanità sofferente, quanto anche l’intenzione di Cristo di riabilitare il giorno del riposo e della lode al Dio creatore dell’universo e delle creature viventi. I farisei, infatti, l’avevano reso noioso e zeppo di prescrizioni restrittive. Non c’è alcun bisogno, sembra confermare l’evangelista Giovanni, di ricorrere ad acque miracolose e dunque alla religiosità magico-popolare, perché solo Cristo può guarire. Solo Lui può portare la liberazione dal male fisico, ma soprattutto dal male spirituale, il peccato, che si annida nel cuore umano.