Gli ampi locali della Cokesbury United Methodist Church di Knoxville, in Tennessee, faticavano a contenere tutti i presenti l’altra sera. Dai maxischermi montati per l’occasione il pubblico attendeva l’esito della finale del talent show musicale The Voice, celebre in tutto il mondo e presente anche nella versione italiana. Un loro compagno, un membro di chiesa, il responsabile vocale del coro che accompagna le funzioni nonché fra i responsabili di culto del locale gruppo metodista, si stava giocando l’ambito riconoscimento, lascia passare verso un avvenire di lustrini e ricchi contratti. E Chris Blue non li ha delusi, completando con il successo un incredibile cammino, iniziato, come quasi sempre accade, per caso.
Un programma dai grandi ascolti e con giurie composte da grandi artisti di fama internazionale The Voice, irresistibile tentazione per moltissimi giovani dotati di bella voce. E che la voce di Chris fosse bella se ne sono accorti presto i genitori. Ma non solo loro. A 6 anni già dirige le voci del coro della Chiesa metodista, i cui culti sono caratterizzati dalla rilevante importanza data al canto. E la chiesa non la lascia piùfino a diventare uno dei riferimenti della comunità locale, “worship leader”, responsabile del culto della Cokesbury United Church. Al contempo insieme ai sei fra fratelli e sorelle si esibisce in varie band, ma è soprattutto fra le mura della chiesa di casa che trova gli ammiratori più sinceri, che insieme alla famiglia lo spingono a tentare l’avventura del gioco canoro insieme a migliaia di altri suoi giovani coetanei.
Madeline Rogero, sindaco della città di Knoxville, 185 mila abitanti, terza per dimensioni nello stato dopo Memphis e Nashville, aveva fatto iluminare di luci, ovviamente blu, il grande ponte che unisce le due sponde del fiume che dà il nome alla nazione, il Tennessee, in segno di buon auspicio per il concitaddino neo illustre, che aveva definitivamente conquistato i cuori di pubblico e giuria con l’interpretazione che gli è valsa l’ingresso in finale di “Take me to the King” (Portami dal Signore), della cantante gospel Tamela Mann, fra le maggiori interpreti contemporanee della musica cristiana.
Che la musica sia una componente fondamentale della vita di un credente cristiano è cosa nota, in ambito protestante in particolare.
Il caso di Chris Blue non è l’unico, e ben lo sappiamo noi italiani che nel 2014 abbiamo visto vincere la versione italiana di The Voice da suor Cristina Scuccia, orsolina di 28 anni, la cui cover di “Like a Virgin” di Madonna ha fatto adirare la conferenza dei vescovi.
Il mese scorso ha fatto letteralmente piangere un giurato invece l’ucraino Alexander Klimenko nella prova al buio, durante la quale del concorrente si sente soltanto la voce senza visualizzare la figura. Che grande sorpresa è stato scoprire che quest’uomo dalla voce calda, che ha sbaragliato i concorrenti del suo paese, indossava in realtà una lunga tunica nera e una pesante croce dorata sul petto. Alexander che ha vinto The Voice Ukraina è infatti un arciprete della chiesa ortodossa, che utilizza il canto «per portare gioia nel mondo».
Il 31 marzo scorso, durante un altro show, l’Italia’s got Talent anche le nostre chiese sono state in qualche modo protagoniste: grande emozione ha suscitato l’esibizione fuori concorso de “I Baraonda”, compagnia teatrale palermitana composta da migranti e rifugiati, uno dei quali ospite della Casa dei Mirti, struttura che ospita presso il centro diaconale La Noce di Palermo e che ospita minori.