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Non una di meno

Rubrica «Finestra aperta», a cura della pastora C. Arcidiacono, andata in onda domenica 19 marzo durante il «Culto evangelico», trasmissione di Radiouno a cura della Fcei

«Contiamoci... vive!»: hanno urlato l’8 marzo tante donne che hanno manifestato in occasione della giornata internazionale della donna, per affermare il diritto alla vita, allo studio, alla dignità, delle bambine, delle ragazze e delle donne di ogni parte del mondo.

Negli stessi giorni a Iglesias (Ca) si è tenuto il funerale di una giovane donna uccisa a coltellate dall’uomo che aveva sposato: è stata sepolta vestita da sposa, per desiderio di sua madre, affinché «almeno in Paradiso potesse essere una moglie felice».

Il posto che viene assegnato alle donne parla della società tutta, non solo delle donne, non solo degli uomini.

Mia nonna non voleva sposarsi, le piaceva lavorare e stare alla cassa del negozio del padre. Ha accettato di sposare mio nonno, dopo che il padre e il fratello lo hanno picchiato perché era entrato in casa sua a chiederle il parere sul loro matrimonio combinato.

Mia madre voleva sposarsi e ha sposato il ragazzo di cui era innamorata. Mia madre ha lasciato l’università, in cui eccelleva, per pagare gli studi al marito.

Mia figlia a otto anni mi ha chiesto perché fosse stata chiamata con il nome di una città antica da un bambino di quinta elementare.

Per loro, per noi, ho partecipato allo sciopero dell’8 marzo.

Le chiese hanno vissuto e vivono tuttora con difficoltà i cambiamenti di cultura, la conquista dei diritti delle donne e la Bibbia è stata e in alcuni contesti è tuttora usata per mettere le donne «al loro posto» «perché Dio lo vuole».

Certo, nella Bibbia ci sono donne sottomesse, donne violate, fatte a pezzi, figlie sacrificate dai padri, ci sono detti che impediscono alle donne di parlare in pubblico, di insegnare, parole che dicono che il capo della moglie è il marito e che la donna sarà salvata partorendo figli. Tutto questo testimonia della cultura, dei tempi, dei luoghi, delle prassi, ed è anche un segno della distanza tra l’umanità e Dio, quello che si chiama peccato, una distanza la cui riconciliazione è possibile solo grazie a Cristo. E la Parola di Dio fonda una nuova umanità in Cristo non legata al genere, allo status sociale, alle differenti abilità fisiche.

Nella Bibbia ci sono anche donne sterili che portano avanti la promessa, straniere, prostitute, giovinette, che creano inciampi sulla strada del potere degli uomini e sono sostenute dal sogno di Dio. Dio, che non è né maschio né femmina, o è entrambi, e molto di più. Dio, che anche come Padre, non padrone, può dire ancora oggi qualcosa agli uomini, in termini di accoglienza, accettazione, amore. Gesù, che come uomo può dire qualcosa riguardo ad una maschilità che trasforma il potere autorizzando le altre e gli altri ad essere se stessi. Lo Spirito, che soffia dove vuole il suo vento di libertà e che invita a dire ogni volta e ancora oggi il messaggio di trasformazione e di vita dell’evangelo.

Molta strada è stata fatta, anche nelle chiese, donne e uomini camminano insieme per annunciare il messaggio della grazia di Dio. «Non una di meno» è stato il titolo della giornata dell’8 marzo. Abbiamo bisogno di tante e tanti di più per la strada, che ancora abbiamo davanti.