Due ministri di culto camminano per le strade del centro città, con una scorta di cenere, e offrono a chi incontrano e a chi lo desidera il disegno della croce sulla fronte con la cenere. Mercoledì delle ceneri a Holland in Michigan, città fondata da rifugiati riformati olandesi, nella quale si trovano fra le tantissime chiese di denominazioni riformate e evangeliche in generale soltanto due chiese cattoliche. I due ministri di culto infatti non sono preti cattolici, sono pastori riformati.
Le chiese riformate qui hanno riscoperto la ricchezza e profondità di questo antico gesto simbolico che introduce la quaresima, e che, tutt’altro che rito sterile, ci ricorda la nostra fragilità, ma soprattutto la nostra responsabilità per tutti e tutte coloro, che sono vulnerabili, esposti, minacciati.
Anche in Hope Church, la chiesa riformata (Reformed Church in America – Rca) nella quale condivido il cammino di fede e testimonianza per due mesi, riceviamo nel culto serale che segue a una cena comunitaria semplice il segno della croce sulla fronte, come invito di vivere la quaresima in modo consapevole, in un atteggiamento di «lamento profetico», intraprendendo un cammino di preghiera e riflessione, di pentimento e di lamento… che non rimane soltanto rituale o liturgia, ma che porta all’impegno concreto, al gesto profetico, in una situazione politica e sociale attuale difficile.
Quale è la situazione a Holland, una piccola città in West Michigan, che sembra a prima vista tranquilla, quasi idilliaca, con l’evocazione delle «Netherlands» in un quartiere di mulini di vento e in attesa della festa dei tulipani?
Il giornale locale Holland Sentinel ne scrive: sotto il governo Trump anche qui più arresti e deportazioni accelerate di persone senza documenti, soprattutto ispanici provenienti dal Messico. In alcuni casi, mentre i figli erano a scuola uno o entrambi i genitori sono stati deportati – in Holland e dintorni vivono parecchie famiglie provenienti dal Messico, attirate dalla possibilità di trovare lavoro nelle ampie piantagioni di mirtilli nel Ottawa, e non tutti sono in regola con i documenti. Vivono qui da anni, con i figli pienamente integrati, e adesso minacciati da eminente deportazione nel Messico, nel territorio vicino alla frontiera.
A Holland parecchie chiese locali di denominazioni diverse (chiese riformate, episcopali, metodiste, unite ecc.) hanno formato una rete, una coalizione per contrastare questa situazione, partendo proprio dal centro della fede, dal richiamo a mettersi accanto alle persone vulnerabili e minacciate, a difendere i loro diritti, anche contro delle leggi ingiuste. Ho potuto partecipare a due degli incontri di questo nuovo network alla Hope Church, dove non ci si ferma alla preghiera, all’intercessione, al lamento e neanche agli statement, ma ci si sta preparando ad aderire al Sanctuary Movement, cioè a offrire asilo e rifugio e sostegno legale alle persone minacciate dalle deportazioni e ad aumentare la pressione politica sugli responsabili.
Questa è una delle voci cristiane «altre» dell’America, che partendo da un profondo radicamento nella propria tradizione e spiritualità arriva al profetic lament, impegno controcorrente in favore degli altri vissuto apertamente, per strada, come incarnazione della chiamata alla conversione e alla resistenza nella wilderness.
Ricevere il segno della croce sulla fronte, con cenere…: non un rito, ma gesto che, ricordandoci la nostra stessa fragilità, fa di noi degli «avvocati» in favore degli più vulnerabili.
(Per approfondire: Prophetic Lament di Soong-Chan Rah)