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Essere in pensione e vivere alle valli è un vero privilegio. Così ho potuto partecipare ad alcune delle tante inziative di questo XVII febbraio, anche sulla Riforma ( 1517-2017).

Un primo momento si è tenuto alla libreria Volare di Pinerolo, sul federalismo: inevitabile parlare dell'Europa oggi, delle gravi preoccupazioni per la crisi che attraversa, prima dell' economia, l'idea stessa di foedus, di patto, che animò le speranze di molti, anche valdesi, negli anni della ricostruzione. Peccato che , alla stessa ora, in un'altra sala si parlasse di Valdo e Francesco, identità, differenze, comunanze. Essendo già a Pinerolo, ci siamo ritrovati al Tempio di Via di Mille e con un fiaccolata abbiamo raggiunto piazza d'Armi con il falò in accensione. Ho gioito cantando con la corale e ho ascoltato discorsi non rituali sulla libertà e sul passato, ma sull'oggi. I primi citati sono stati i lavoratori della Pmt ( ex-Beloit) che hanno perso il lavoro e sono senza cassa integrazione. Il lavoro dunque al primo posto, senza lavoro non c'è libertà. Senza lavoro si perde anche la dignità. Occorre essere solidali e si può anche pregare.

Il sabato mattina ci siamo ritrovati in tanti a sostenere la lotta dei lavoratori. Centosessanta famiglie colpite, nessuna prospettiva concreta all'orizzonte. Il rosso delle fiamme del falò continuava in quello delle bandiere del corteo.

La mattina del XVII un fatto nuovo, credo, per Luserna San Giovanni: il corteo di bambini della scuola domenicale, e degli adulti, dalla piazza al tempio , con la musica, il sindaco, il parroco, il pastore, le coccarde e le bandiere ( tricolori e della pace).

Una cosa, questa che probabilmente in Val Chisone si è sempre fatta, mi ricordo da bambino, famiglia “sfollata” a San Germano, il corteo sulla strada dell'Inverso. Sono anche andato a sentire il professor Emidio Campi sui riformatori ( non lo ascoltavo dai primi anni '70, quando condividemmo l'impegno nei movimenti cristiani studenti e Campi ci parlava soprattutto di Muntzer e dei contadini, più che di Lutero e della ecclesia reformata semper reformanda.

Finito questo tourbillon storico teologico sociale, domenica mattina, con gli amici del Cai, mi ritrovo a camminare con le ciaspole nei pressi di Paraloup ( altri ricordi di partigiani e di lotta per la libertà )

Penso ai momenti passati. Sì, forse troppe cose, impossibile seguire tutto ma anche molto disinteresse di troppi. Ai dibattiti ci dovrebbe essere un buon numero di membri di chiesa. Si imparano cose, non sono chiacchiere inutili, o , almeno non sempre. La storia bisogna conoscerla, senza memoria non sappiamo chi siamo. Non basta internet. E poi si possono fare domande, si ascoltano gli altri.

Uscire di sera per andare a sentire una conferenza? Non se ne parla proprio, sono stanco morto e poi, dopo che ho sentito quella roba lì, cosa mi serve? Meglio un film rilassante in tv o con facebook…( pensano in molti)

Vero. Ma ogni tanto serve andere a sentire. A essere meno rimbambiti, a pensare oltre che a cliccare, a incontrare le persone in carne e ossa e non solo virtuali…

Partecipare è faticoso, ma se si fa lo sforzo ci si accorge che fa bene alla testa e anche al cuore, ci dà lo spunto per muoverci e anche per com -muoverci, per non accontentarci di vegetare (come va ? Eh, si tira avanti...), ma cercare di vivere.

Immagine di Massimo Lazzarino

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