La vita attraverso la croce
27 gennaio 2017
Un giorno una parola – commento a Matteo 26, 52
Abner chiamò Iaob e disse: «La spada divorerà per sempre? Non sai che alla fine ci sarà dell’amaro?»
II Samuele 2, 26
Gesù disse a Pietro: «Riponi la tua spada al suo posto, perché tutti quelli che prendono la spada, periranno di spada»
Matteo 26, 52
olti ancora oggi ricordano questa parola di Gesù riguardo all’uso della spada, cioè delle armi per uccidere. Il ricordo si ferma a metà perché non si agisce affinché i rapporti umani possano essere costruiti con la giustizia e non con la spada.
Il nostro episodio ci porta a Gerusalemme nel giardino del Getsemani ove Gesù venne assalito da una gran folla inviata dai capi religiosi. In difesa di Gesù vi è un discepolo che ha una spada e colpisce il servo del sommo sacerdote. Gesù rifiuta questo tentativo di difesa; egli certamente avrebbe a disposizione non solo una spada, ma dodici legioni d’angeli (v. 53) pronti ad intervenire per liberarlo. Gesù rifiuta anche l’esercito celeste e non accetta ogni tentativo che sia di ostacolo al cammino verso la croce.
Nella complessità del racconto evangelico vorrei cogliere solo questo particolare riguardo all’uso delle armi e della forza: Gesù toglie valore all’uso della forza per avere libertà. Si tratta di una nuova parola paradossale di Gesù come quella riguardo all’amore per il nemico? Vi è semplicemente una scelta di arresa difronte alla potenza del malvagio?
I cristiani nel loro cammino nel mondo nel tempo si porranno questo interrogativo: fermare il malvagio con le armi o arretrare senza reagire? Le risposte saranno sempre collegate con i fatti del tempo e mai diventeranno delle linee guida universali. Però resta sempre la parola di Gesù che indica che la vita giunge sempre tramite la croce e non tramite la spada.