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Da più parti viene riconosciuto il valore della prevenzione legata a una prassi di vita relazionale e di amore del prossimo, a una buona educazione, alla disponibilità al confronto e alla discussione che nelle nostre chiese trova ambiti di crescita significativi. Purtroppo però alcuni problemi che si riscontrano nella società italiana sono presenti anche nelle nostre comunità, come il rischio di dealfabetizzazione o di scarsa propensione al dibattito che Tullio De Mauro, da poco scomparso, ha messo in luce nei suoi libri. È stato un linguista molto conosciuto anche per la sua frequentazione del mondo della scuola in cui credeva e a cui ha dedicato diversi interventi.

Oggi c’è molta riflessione sulla lettura condivisa, ossia su gruppi e comunità di lettori che si confrontano con un testo scritto secondo diverse modalità, insieme ad altri, nella riflessione e nell’esercizio del prendere parola e dell’esprimersi. In particolare, nella Storia linguistica dell’Italia repubblicana (Laterza 2014) De Mauro ricostruisce i grandi passi avanti compiuti dal nostro Paese dal dopoguerra in avanti, con il superamento di un’arretratezza culturale davvero marcata soprattutto nelle regioni meridionali e periferiche, l’uso della lingua italiana e la sua coesistenza con dialetti e lingue minoritarie, l’importanza di una vita culturale che permetta di leggere un testo scritto, di comprendere gli articoli della Costituzione, di discutere ed elaborare un articolo per creare dibattito e riflessione. Tutto questo permette di avere una visione del mondo più ampia, un orizzonte più grande del proprio orticello, una prospettiva che proietta nel futuro, anche attraverso le generazioni, come si nota anche il La cultura degli italiani (Laterza 2004, 2010). «Cultura» non è solo da intendersi nell’accezione alta del termine, ma si raccorda con «culture», una nozione cioè larga che include competenze teoriche e pratiche: ci vuole cioè un buon equilibrio che consenta di mantenere una vita attiva anche in età adulta e nella vecchiaia, una vita aperta e curiosa verso le scoperte e le novità. Alcuni esempi: 1) frequenza di corsi di istruzione o gruppi di lettura; 2) abilità linguistiche e conoscenza di lingue straniere (plurilinguismo); 3) lettura di libri o giornali; 4) uso di tecnologie dell’informazione o del cellulare; 5) abilità pratiche (preparare confetture e alimenti, lavoretti di manutenzione, bricolage, giardinaggio, hobby ecc.); 6) attività artistiche/amatoriali (foto, pittura, disegno, filmati, scrittura creativa, computer grafica, suonare uno strumento, cantare ecc.); 7) viaggi e visite a mostre, musei, parchi archeologici, teatri, bioparchi, aree protette in montagna o al mare ecc.

Pensando alle chiese evangeliche in Italia, esse propongono quasi tutte queste attività con una caratteristica importante: apertura al mondo – anche internazionale e intergenerazionale – e collaborazione con altri, nel senso che le nostre attività sono anche luoghi di progettazione e di coinvolgimento, luoghi di speranza. Vi è però qualcosa ancora in più, se pensiamo agli incontri biblici e ai gruppi quartierali o incontri di zona. Essi permettono di leggere, anche ad alta voce, brani biblici e di commentarli partendo da sé e dalla propria esperienza, come mi è capitato di sperimentare con il percorso di incontri sul tema delle famiglie che mi ha portato in diverse regioni. Ma se in una mano vi era la Bibbia, nell’altra mano – nelle nostre discussioni – vi era la Costituzione (italiana e europea), vi erano giornali e altre letture che permettevano di esplorare a fondo il tema, nel tentativo di accogliere diverse opinioni ed esperienze e di individuare insieme un percorso possibile per affrontare le incertezze del futuro. Ho ricevuto grandi testimonianze di fede in questi incontri.

Una comunità di lettura riesce a creare uno spazio dove il confronto, il dubbio, la riflessione possono alimentarsi attraverso il dialogo e l’ascolto reciproco. E di questi tempi è un esercizio davvero importante, da salvaguardare per la nostra democrazia e per la vita delle nostre chiese. Ma attenzione a dare per scontato la qualità del confronto e della condivisione, questa riscoperta della vita comunitaria non può essere solo un’occasione per affermare una diversità in positivo perché nel lungo periodo molte realtà si potrebbero sgretolare se non sapranno accogliere cambiamenti e trasformazioni, nel linguaggio, nel modo di interagire e di comunicare, nelle modalità dell’accoglienza. 

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