«La vittoria di Marine Le Pen alle prossime elezioni sarebbe una vergogna per il nostro paese». Clamorosa e insolita la presa di posizione del presidente della Federazione protestante di Francia François Clavairoly. Oltralpe è infatti inusuale che un responsabile religioso dica la sua alla vigilia di un appuntamento elettorale. Ecco perché stanno facendo discutere le parole di Clavairoly, volte a mettere in guardia sugli esiti nefasti di una possibile vittoria alle urne delle forze populiste. L’occasione è stata offerta da un incontro alla Cité du Refuge, costruita da Le Corbusier e gestita dall’Esercito della Salvezza a favore dei poveri, per il tradizionale scambio di auguri di inizio anno con il Primo ministro Bernard Cazeneuve e con il ministro dell’Interno Bruno Le Roux. Ma questa volta non c’erano Playmobil raffiguranti Lutero da omaggiare, come avvenuto alcuni giorni prima con François Hollande. C’è stato invece spazio per l’espressione di un disagio davanti a slogan e programmi elettorali che paiono tradire la vocazione pluralista e laica della Francia.
«Mi auguro che i discorsi e le provocazioni dei rappresentanti del Front National ( Ndr: il partito del clan Le Pen) non avranno l’eco e il seguito che alcuni osservatori prevedono, e mi auguro di non doverci vergognare delle nostre scelte per le elezioni presidenziale imminenti. Spero sinceramente che non si debba mai dire che l’estrema destra è divenuta la prima scuola di pensiero nel nostro paese».
Clavairoly ha deplorato il contesto «disincantato» della campagna politica oramai in corso, in cui ogni riferimento ad un’inclusione dinamica è uscito dall’agenda dei candidati. «L’assenza di un grande progetto per il nostro paese crea disillusione e apre la strada al cinismo e al ripiegamento su se stessi. In un contesto internazionale poco rassicurante la consapevolezza della fragilità del nostro sistema e soprattutto della nostra stessa democrazia, alla cui costruzione i Protestanti hanno partecipato così tanto, non basta per arginare gli slogan populisti, che a forza di essere ripetuti a volte fanno breccia anche fra chi è più attento e vigile».
Sul fronte spirituale il presidente della Fpf ha deplorato «le numerose tentazioni della riformulazione del messaggio religioso in chiave identitaria, che tende a escludere l’altro da noi, lo straniero. Prediche che riprendono antiche ricette e tradizioni dell’immaginario religioso sono muri illusori che vengono alzati di fronte alle questioni dei nostri tempi». «La sfida per la società francese di oggi - ha proseguito Clavairoly - consiste nel contribuire a garantire a tutti la possibilità di parlare e confrontarsi su tutti gli argomenti senza strappi, in un clima di rispetto ove trovino dignità tutte le istanze, comprese quelle religiose. Ciò si fa soltanto avendo fiducia nel proprio paese e in chi vi abita. Nell’era della post-verità, in cui i fatti oggettivi hanno spesso meno importanza degli aspetti emozionali, è questa la scommessa per il nostro avvenire».
L’occasione è stata anche propizia per la presentazione delle manifestazioni che i Protestanti di Francia stanno mettendo in cantiere per affrontare al meglio i festeggiamenti legati al cinquecentenario della Riforma. Il clou avverrà a Strasburgo negli ultimi giorni di ottobre con il grande raduno nazionale “Protestanti in festa” sul tema del “Vivere la fraternità”, che sarà anche al centro di due giorni di dibattiti e tavole rotonde a Parigi a settembre. Ma dal nord al sud sono numerosi i momenti dedicati a ricordare l’avvio della Riforma nei primi decenni del 1500. Nella stessa serata il presidente Clavairoly ha annunciato la firma di un protocollo d’intesa con il governo francese per l’accoglienza di profughi da parte della Federazione protestante e della Comunità di Sant’Egidio attraverso corridoi umanitari, sul modello di quanto fatto in Italia dalla stess Sant’Egidio con la Tavola valdese e la Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei). Decisione accolta con favore dal premier Cazeneuve e da Le Roux il quale ha indicato come si stiano limando i dettagli degli accordi per poter finalmente avviare il progetto, che è stato presentato ai protestanti di Francia nel corso dell’ultimo sinodo nazionale lo scorso anno dall’inviata della Chiesa valdese Milena Martinat. Dall’emozione suscitata dai suoi racconti è nata la scintilla che ha spinto i riformati d’oltralpe a intraprendere la stessa sfida, accanto a quelle che già durano da tempo di accoglienza e assistenza di chi già su suolo francese si trova.