Radicalizzare la Riforma, letteralmente tornare alle radici non per celebrarle ma per contestualizzare nelle molteplici crisi di oggi il ruolo giocato e subìto dalle chiese e dal pensiero riformato, provocati dalla Bibbia, in una prospettiva di liberazione: un progetto di ricerca internazionale che dal 2011 si è tradotto in conferenze e pubblicazioni in vista dei «500 anni», sostenuto dal Consiglio ecumenico delle chiese, dalla Chiesa evangelica in Germania e da altre istituzioni tedesche. Il progetto è stato promosso da teologi principalmente luterani ma anche riformati, metodisti, anglicani e mennoniti che hanno riscritto 94 Tesi avendo come interlocutore non la chiesa cattolica ma la realtà socio economica dominante che ha messo in vendita la vita umana e il pianeta.
Come si rapporta la Riforma e che ruolo ha in questa crisi, sia nelle sue espressioni istituzionali sia attraverso l’azioni di singoli e singole? La tradizione riformata ha seguito la Bibbia? Ha migliorato la qualità della vita verso lo shalom? Ha contribuito alla liberazione e alla giustizia? Possiamo usare questa tradizione per sviluppare una nuova cultura di vita basata su relazioni giuste?
La ricerca di una risposta a queste domande ha portato a una scoperta interessante. La cultura della modernità caratterizzata anche da capitalismo, colonialismo e individualismo utilitarista ha una preistoria nell’VIII secolo AC (in cui molti testi biblici sono stati scritti), quando nasce la prima economia monetaria collegata agli imperi. Abbiamo dunque una connessione ermeneutica tra Bibbia, Riforma e la crisi di oggi. Secondo Lutero tutte le tradizioni devono essere giudicate sulla base della Scrittura. Secondo questo impianto sono stati scritti sei volumi con contributi provenienti dalle due Americhe, Asia ed Europa, di cui cinque usciti nel 2015 e uno nel 2016 (in edizioni inglese e spagnola). I loro temi sono la liberazione verso la giustizia, la liberazione da Mammona, la politica e l’economia della liberazione, la liberazione dalla violenza per una vita in pace, resistenza e trasformazione della chiesa.
Quella che si è svolta a Wittenberg tra il 7 e il 10 gennaio è la terza Conferenza internazionale (le prime due Conferenze sono state nel 2011 e nel 2014), all’interno della Università fondata da Federico III nel 1502, l’università dove Lutero ha insegnato, oggi fondazione Leucorea collegata alla Università «Martin Lutero» di Halle, sede di associazioni e convegni. I partecipanti e le partecipanti provenivano da tutto il mondo.
L’incontro era articolato su quattro temi: come nel contesto delle migrazioni forzate e delle relative crisi giudichiamo la politica economica globale e lavoriamo per delle alternative; come ci muoviamo da una tendenza antisemita e islamofobica di alcuni scritti della Riforma verso una solidarietà interreligiosa per la giustizia a partire dal caso Israele-Palestina; come contrastiamo oggi l’agribusiness controllato dalle transnazionali per orientarci a favore di una agricoltura ecologica basata sulla distribuzione della terra e come questa lotta si collega alla «Guerra dei contadini»; e infine come superiamo la violenza contro la natura e gli umani, particolarmente le donne, con una azione nonviolenta e come siamo sfidati da differenti tradizioni riformate, ecumeniche e interreligiose.
Il sermone del culto della domenica è stato tenuto dal vescovo Munib Younan, presidente della Federazione luterana mondiale, che a maggio terrà la propria XX Assemblea. Tra i promotori del progetto «Radicalizzare la Riforma» il professore di teologia sistematica Ulrich Duchrow, la teologa Karen Bloomquist, il professore di teologia contestuale Craig Nissen e Daniel Beros professore all’Istituto teologico Isedet di Buenos Aires. Tra i partecipanti e le partecipanti, che hanno approvato un documento che fissa gli elementi condivisi in questa tappa, vi erano alcuni esponenti della rete Oikotree, Mark Braverman, leader di «Kairos Usa», attivo per i diritti dei Palestinesi, la teologa Evangelina Rajkumar e il professor Vitor Westhelle.
Il titolo del documento è Sola giustizia, una protesta contro la complicità delle nostre chiese con un sistema che produce povertà, migrazione forzata e divisione tra i popoli nel mondo. I partecipanti e le partecipanti alla Conferenza con questa Dichiarazione invitano a condividere il tentativo di confessare la nostra fede sulla base della Bibbia e delle altre tradizioni abramitiche di fede, in relazione alle esperienze di conflitti del nostro tempo. Non si chiede di adottare ogni frase del testo ma si vogliono sollecitare le nostre comunità di fede a confrontarsi con i temi contenuti e a impegnarsi a partecipare al lavoro di Dio per la vita superando le forze di morte presenti in questa situazione mondiale.