«Sono convinto, profondamente convinto, che la Cevaa potrebbe rappresentare per la Chiesa valdese una risorsa ancora più importante di quanto già sia oggi». Lo ripete più volte nel corso dell’intervista Berthin Nzonza, predicatore locale valdese, che ha speso buona parte della sua vita all’interno della Comunità delle chiese in missione, che raggruppa 35 chiese sparse in tutto il mondo, creata a Parigi nel 1971 sulla scia dell’antica Società delle missioni evangeliche.
«La grande stagione missionaria mostrava il fianco di fronte alle nuove battaglie sociali, il clima era effervescente - prosegue Nzonza-. Era necessario immaginare un diverso modo di portare e condividere la parola del Signore, in un’ottica di scambio di esperienze, pratiche e teologiche, materiali e spirituali». Ora che fa parte da pochi mesi del consiglio esecutivo, l’organo politico di indirizzo della Cevaa, Berthin insiste sull’azione anche vocazionale che un servizio di missione reca: «Sono molti i giovani che desiderano vivere esperienze di aiuto e cooperazione nei paesi del sud del mondo, e ad oggi lo fanno soprattutto nelle Organizzazioni non governative. Molti fra loro sono sicuramente credenti e per questo immagino che potrebbero trovare risposte in una presenza protestante in determinati Paesi. Sorta di missionari degli anni 2000, che non devono più portare l’Evangelo in zone dove esso si vive probabilmente ogni giorno in maniera più intensa rispetto a qui. Ma che potrebbero condividere modalità differenti per vivere la propria fede».
La Chiesa valdese è molto nota all’interno della Cevaa soprattutto per il suo impegno diaconale, che negli ultimi anni è aumentato in maniera considerevole e si concreta in sostegni a vari progetti di chiese sorelle, soprattutto in Africa, e ha la sua punta di diamante in Solidarité Santé che vede la messa in rete delle esperienze e delle risorse di ben 10 strutture ospedaliere sparse fra 8 paesi. «C’è un reale e forte interesse nei confronti del mondo valdese, per questo ribadisco: sono certo che anche le vocazioni pastorali salirebbero di fronte ad uno sforzo per strutturare la nostra presenza in certe realtà. Un po’ sul modello di quanto fanno da tempo le diaconie francesi e svizzere, che hanno aperto canali di scambio assai positivi e fitti con molte comunità evangeliche che fanno parte della Cevaa. Dalla condivisione - parola chiave nel mondo Cevaa - non possiamo che uscire arricchiti». L’invito è esteso anche a chi pastore lo è già o lo sta diventando perché «vivere in prima persona in certi contesti aiuterebbe chiunque a comprendere meglio ad esempio la situazione delle migrazioni che oggi è tanto drammatica».
«Le prime volte in cui intervenivo alle assemblee i presenti erano stupiti del mio essere nero e al contempo membro della Chiesa valdese. E’ lo stesso stupore e la stessa gioia che ho provato io anni fa quando durante la mia prima assemblea ho conosciuto i membri della Chiesa protestante della Nuova Caledonia, le sperdute isole del Pacifico. Scoprire la fede comune, condividere la parola di Cristo, è uno dei doni più belli che l’esperienza in Cevaa regala a chi vi partecipa. Ecco queste condivisioni di esperienze sono irripetibili strumenti di crescita, uno dei segreti del successo della Cevaa».