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Il 13 gennaio, a Torino dove era ricoverato, il diacono Demetrio Canale ha cessato di vivere. era il direttore di Agape, il centro ecumenico a cui aveva dato anni di servizio e di passione anche come vicedirettore e come membro del Comitato generale. Demetrio Canale avrebbe compiuto 45 il prossimo aprile. Una vita troppo breve, una scomparsa che lascia sgomenti quanti hanno lavorato con lui e che hanno potuto apprezzare, d’altra parte, la sua determinazione e fiducia nel Signore, anche quando il suo lavoro ha dovuto prodursi nel tempo della malattia.

Demetrio era originario della Calabria (Melito Porto Salvo – RC), ma aveva poi passato buona parte dell’infanzia e l’adolescenza a Rivoli (To), dove il padre era preside del liceo linguistico facente capo all’Istituto Filadelfia della chiesa battista.

I suoi incarichi nella chiesa valdese risalgono invece alla metà degli anni 2000, dapprima come direttore del Servizio cristiano a Riesi (Cl), poi negli uffici della Tavola valdese a Roma, e successivamente alla consacrazione (che risale al Sinodo 2014) a Agape, prima come vicedirettore e poi come direttore. E proprio dello spirito di Agape Demetrio è stato un «interprete» eccellente: avendone colto la funzione caratteristica, che è quella di formare le giovani generazioni ma anche di rappresentare una cerniera tra il mondo protestante e la società italiana (quel compito di frontiera che spesso le è stato giustamente attribuito), riusciva a vedere, oltre l’attività del centro stesso, i suoi possibili sviluppi nelle città e nell’esistenza delle persone.

Durante l’estate scorsa uno studente universitario venne a Riforma per un lavoro che riguardava la sua tesi di laurea, dedicata a come l’ambiente valdese e la sua stampa avesse affrontato, nei decenni scorsi, alcuni problemi etici. Nell’occasione questo studente potè esprimere a noi (ma, estensivamente, a tutta la chiesa) la sua riconoscenza: la partecipazione a un campo estivo di Agape gli aveva permesso, per l’interessamento del direttore, a cui aveva parlato dei propri studi, di cogliere successivamente la complessità del protestantesimo, e anche le sue sfaccettature. Ne era molto riconoscente a Demetrio; a Demetrio siamo tutti e tutte riconoscenti per la dedizione e la carica umana che metteva nel lavoro, una carica che si accompagnava a uno spirito arguto che conosceva una sincera ironia e autoironia; al Signore siamo riconoscenti per averci dato, la possibilità di trovarci anche se per un tempo davvero troppo breve, a fianco a un suo testimone così convinto e militante.

Immagine di Pietro Romeo

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