Per la prima volta in quasi 500 anni gli scienziati hanno aperto la tomba in cui si ritiene sia stato sepolto Gesù subito dopo la crocifissione, il santo sepolcro. L’ultima apertura nota è datata infatti 1555, da allora una pesante lastra di marmo chiudeva il tutto, ed è stata rimossa nei giorni scorsi scoprendo uno strato di “riempimento” di macerie e una superficie di pietra grigia, di natura sconosciuta, immediatamente sottoposta a test che daranno esiti sulla composizione di quella che dovrebbe esser la plancia che ospitò il corpo di Cristo prima della resurrezione. Secondo la tradizione fu Elena, la madre dell’imperatore Costantino, a scoprire il sepolcro nel 325 d.c. dopo aver fatto rimuovere vari templi pagani che erano stati eretti in zona.
Si prospetta una lunga serie di test scientifici, sia sui numerosi materiali utilizzati per i riempimenti del sito che sulle lastre rinvenute, al fine di accertarne datazione e ogni altro indizio che potrà emergere.
Sono questi una parte dei più ampi lavori di ripristino e restauro dell’edicola e della tomba di Gesù, resosi necessari per l’usura causata da eventi naturale ma soprattutto dall’elevatissimo transito di fedeli e dalla continua accensione di ceri votivi.
Il team che sta conducendo i lavori proviene dall’università tecnica nazionale di Atene, già protagonista dei restauri della basilica di Santa Sofia a Istanbul. Il budget ha disposizione è di circa 4 milioni di dollari, finanziato in buona parte dal re di Giordania Abdullah II.
I custodi del luogo, sede fra l'altro del patriarcato ortodosso di Gerusalemme, hanno optato per un restauro conservativo, vale a dire che l'edificio verrà smontato e poi ricostruito identico a seguito delle dovute opere di consolidamento e sicurezza. Tutte le lastre di marmo che potranno esser salvate verranno pulite, mentre quelle danneggiate o troppo fragili verranno rimpiazzate
Oltre che dalla Giordania i lavori verranno finanziati dalle tre principali confessioni cristiane presenti nel sito, ortodossa, cattolica e apostolica armena cui si aggiungeranno partecipazioni private e di enti pubblici quali il governo greco o il Wmf, il fondo mondiale per i monumenti. . Una curiosità: dal XII secolo sono due famiglie palestinesi, Nusayba e Ghudayya, scelti dal sultano Saladino in quanto neutrali rispetto alle tre confessioni di cui sopra, ad ricoprire ruolo di custodi dell’unico portone di ingresso alla basilica del santo sepolcro. Complesso è il rito dell’apertura e poi della chiusura quotidiana del sepolcro, solitamente alla presenza dei sacrestani delle tre confessioni presenti in loco.
All’emozionante momento dell’apertura del sepolcro hanno assistito, oltre alle telecamere di National Geographic, il patriarca greco ortodosso Teofilo III, del vicario della custodia francescana di Terra Santa Dobromir Jazstal e del vescovo armeno Sévan.