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Un altro passo, piccolo o lungo lo dirà il tempo, verso il tormentato processo di pace in Irlanda del Nord, che lungi dall’essere completato continua anzi a produrre tensioni e scontri, sebbene l’argomento sia uscito dall’agenda dei mezzi di comunicazione. Sono decine e decine infatti i muri che ancora dividono, sono in crescita anzi, le comunità protestanti e cattoliche a Belfast e dintorni, segnale della difficoltà di dialogo e relazione fra le due comunità.

Ecco perché Richard Clarke, l’arcivescovo cattolico di Armagh, capitale religiosa del Paese, essendo il suo vescovado stato fondato direttamente da san Patrizio, e Justin Welby, arcivescovo anglicano di Canterbury, hanno salutato con solidale fraternità la risoluzione di una delle tante dispute che caratterizzano questo lembo di terra. Ogni anno a luglio infatti i lealisti protestanti organizzano una marcia che muove dai loro quartieri per raggiungere una chiesa locale. Il percorso si snoda però fra le vie della zona cattolica, e nella civile Europa del XXI secolo tanto basta ancora per scatenare rancori e scontri che puntuali si ripetono ad ogni occasione. Nell’ambito dei processi di pace in Irlanda del Nord è stata creata una apposita commissione che si occupa solamente della pubbliche marce allo scopo di creare sostanzialmente un clima il più disteso possibile fra le parti in causa, promuovendo una maggiore comprensione fra i vari protagonisti, per consentire il regolare svolgimento delle manifestazioni pubbliche.

La mediazione raggiunta consentirà agli orangisti protestanti di completare, il prossimo sabato 1° ottobre, la marcia che nel 2013 era stata annullata per la pesantezza degli scontri scoppiati anche con le forze dell’ordine. Da allora non ha più potuto svolgersi regolarmente. In cambio verranno smantellati gli accampamenti che sono stati creati all’indomani degli scontri del 2013, sempre dagli orangisti, in piena area cattolica. Una provocazione di tende e striscioni, costata in 3 anni oltre 20 milioni di sterline ai contribuenti, per mantenere un presidio fisso di polizia ed esercito a presidiare il campo e a prevenire gli inevitabili scontri.

Il faticoso accordo è stato reso possibile soprattutto dall’instancabile dialogo fra l’ex presidente della Chiesa metodista in Irlanda del Nord, pastore Harold Good e uno dei leader del movimento cattolico, Jim Roddy, entrambi ringraziati dai primati Clarke e Welby per il loro significativo operato.

In una dichiarazione comune hanno inoltre voluto rimarcare che «la notizia di tale accordo deve essere salutata con gioia e calore, nella speranza sia un’ ulteriore tappa verso un futuro di pace e riconciliazione. Le nostre preghiere e il nostro sostegno vanno a chi oggi ha la responsabilità di far si che le risoluzioni vengano mantenute e che funzionino. Un ‘intera area ha subito danni economici a causa di questa forzata militarizzazione che va al più presto interrotta».

Ovviamente da entrambe le parti un pugnace gruppo rigetta ogni possibile accordo, ma questa volta la maggioranza delle comunità e i rispettivi leader hanno salutato con fiducia l’accordo.

Ora tutte le attenzioni e gli occhi degli irlandesi si concentreranno sulla marcia prevista pe le 8.30 di sabato mattina.

Una buona riuscita, seppur ai nostri occhi ciò pare stupefacente, è tutt’altro che scontata e può essere trampolino di futuri accordi. O di futuri scenari foschi.

Sono ancora addirittura oltre 90 i muri censiti a Belfast, segnale tangibile dell’incredibile tensione ancora in corso, e di come il percorso di riconciliazione non si presenti né breve né semplice.

Immagine: via http://www.geograph.ie/

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