Unione
Angrogna, Bibiana, Bobbio Pellice, Bricherasio, Luserna San Giovanni, Lusernetta, Prarostino, Roletto, Rorà, San Pietro Val Lemina, San Secondo di Pinerolo, Torre Pellice e Villar Pellice sono i 13 comuni facenti parte dell’Unione Montana del Pinerolese. Con un territorio più ampio di quella che fu la Comunità montana della val Pellice (fusasi poi con quelle della val Chisone e Germanasca e quella del Pinerolese Pedemontano) dopo un avvio a rilento rispetto alla vicina Unione Montana dei comuni Valli Chisone e Germanasca ora è pienamente in funzione. «Non è stato facile “traghettare” il passaggio a questo nuovo ente secondario costruito dal nulla – ci spiega il sindaco di Luserna San Giovanni, nonché presidente dell’Unione – ma siamo soddisfatti del lavoro svolto, soprattutto grazie alla professionalità e all’impegno dei dipendenti che sono passati dalla Comunità montana all’Unione. L’ultimo passaggio importante è stato il trasloco degli uffici: dalla storica sede di via Lombardini siamo passati negli spazi nel Municipio di Torre Pellice, andando anche a risparmiare sui costi di gestione circa 25mila euro annui. Ora rimane da capire cosa fare dell’immobile lasciato, ma ci penseremo». Non sono solo rose per l’Unione ovviamente. C’è un’eredità difficile da gestire che risponde al nome di Agess (l’agenzia di sviluppo, fallita nel 2005) che ha fatto tanto discutere nei mesi scorsi, soprattutto per stabilire chi si dovrà accollare l’onere di copire il debito esistente, che si aggira sugli oltre due milioni di euro. «È un problema che ereditiamo da una gestione precedente – sottolinea Canale – ma stiamo arrivando a una mediazione che permetterà nei prossimi mesi di uscire da questa situazione intricata». Intanto su altri ambiti l’Unione si sta muovendo e nei mesi scorsi si è mossa. «Sui Piani di Manutenzione Ordinaria stiamo lavorando e ogni comune ha avuto a disposizione in media 150mila euro annui: sono fondi che vengono investiti direttamente sul territorio andando a intervenire sulla manutenzione delle strade bianche e in situazioni dove c’è un rischio di dissesto idrogeologico. Inoltre le aziende incaricate di effettuare i lavori sono del posto, un’ulteriore ricaduta. Stiamo anche lavorando a un piano di sviluppo strategico di zona per riuscire a ottenere finanziamenti europei mettendo a disposizione un pool di professionisti. Ma il risultato tangibile più grande riguarda un bando a cui abbiamo partecipato e vinto con un finanziamento di 300mila euro dedicati alla sentieristica e alla manutenzione dei bivacchi».
Fusione
Parallelamente alla creazione di questo nuovo ente in val Pellice è nato un anno fa comitato per la fusione al cui interno si sono ritrovate molte associazioni del territorio che propongono, come sta succedendo in molte altre parti d’Italia, una fusione fra comuni vicini. L’idea originaria era quella di fondere i nove comuni della val Pellice con l’obiettivo di ottenere ingenti fondi dal Governo (che sostiene questo tipo di trasformazioni) e di avere una maggiore attrattività verso i bandi europei. «Dai comuni – ci ricorda Davide Claudio Gay, presidente del Comitato – non abbiamo avuto una risposta convincente e quindi, come conseguenza, anche i cittadini non si sono “mossi”. Abbiamo però continuato sulla nostra strada proponendo incontri e lavorando sulla fusione. Al momento vediamo come unica svolta del processo un intervento esterno che sappia dare la scossa giusta alla situazione che al momento è in stallo. La novità interessante è quella del coordinamento di comitati per la fusione che sta nascendo a livello nazionale e in cui siamo coinvolti. È un’esperienza interessante perché da uno sguardo più ampio sulla questione e sono molti gli spunti che possono arrivare dall’esterno e da altre parti d’Italia».
Le fusioni ormai sono una realtà affermata in Italia e sempre di più la direzione seguita in molte zone è quella di accorparsi fra piccoli o medi comuni, con alcune eccezioni come Chivasso, Casale Monferrato, solo per citare due grandi centri piemontesi.