La lentezza e le ritrosie dei governanti britannici di fronte all'emergenza profughi è motivo di dibattito in questi mesi oltre Manica, e non sono pochi gli analisti che hanno letto nella Brexit anche una risposta ad un tema aperto come quello delle migrazioni.
Rowan Williams, teologo della Chiesa d'Inghilterra, arcivescovo di Canterbury dal 2003 al 2013, figura di spicco nel panorama religioso inglese, ha rotto gli indugi e ha convogliato attorno a sé oltre 200 leader di comunità di fede per la stesura di una lettera rivolta alla nuova Prima ministra Theresa May.
I 224 firmatari chiedono in particolare un cambio di passo nella gestione delle politiche migratorie, con una particolare attenzione rivolta ai ricongiungimenti familiari, ad oggi ancora così difficoltosi. Si legge nel testo consegnato ad inizio settimana al premier che «con le attuali normative un dottore britannico di origini siriane non può portare da noi i propri genitori da un campo profughi libanese, o ancora un bambino siriano giunto nelle nostre terre da solo non può essere raggiunto dai genitori in attesa in un campo magari in Giordania, anche se tutti con lo status di rifugiati. La conseguenza di questa inerzia è il proliferare di viaggi irregolari, che mettono a rischio le vite di moltissime persone».
La missiva, firmata fra i tanti anche dal pastore Russell Barr, moderatore della Chiesa di Scozia, dal pastore Roger Walton, presidente della Conferenza metodista, dal pastore Kevin Watson, moderatore della Chiesa riformata unita, oltre che dai principali rappresentanti di tutte le confessioni ricorda come «la parte migliore di questa nostra nazione si incarni nella generosità, nella delicatezza e nella solidarietà che il suo popolo sa esprimere, soprattutto nei confronti delle vittime di ingiustizie e privazioni».
La soluzione proposta ricorda il progetto dei corridoi umanitari avviato in Italia dalla Federazione delle chiese evangeliche e dalla comunità di Sant Egidio: «Ci sono passi immediati e vitali che il governo potrebbe adottare per offrire rifugio ai migranti. Ci appelliamo a voi affinché vengano creati percorsi sicuri, legali, per far transitare donne, uomini e bambini che attendono soltanto di abbracciare i propri cari». Ma non solo: «Percorsi legali andrebbero creati in tempi rapidi attraverso l'Europa, Regno Unito compreso, per far spostare in sicurezza queste persone, e il nostro paese dovrebbe compiere uno sforzo maggiore per accogliere un numero di rifugiati congruo e proporzionato alle possibilità, mentre l'accesso a procedure eque e approfondite per determinare il diritto alla protezione internazionale o meno andrebbe garantito ovunque in tempi ragionevoli».
Solo nei giorni nella stessa Calais sono stati identificati 220 bambini e ragazzi che avrebbero il diritto legale di ricongiungersi con le proprie famiglie già in Inghilterra, ma lentezze e difficoltà varie hanno reso possibile ciò soltanto per 50 fra essi.
La lettera segue iniziative similari che nei mesi scorsi hanno portato prima 350 fra giudici e avvocati, poi 120 fra i principali economisti della nazione e infine 27 organizzazioni umanitarie a scrivere all'ex capo di Governo David Cameron, segnale evidente di come il nervo di questo argomento sia scoperto.