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Dopo mesi di negoziati con il governo, il sinodo della Chiesa copta-ortodossa egiziana ha annunciato, lo scorso 25 agosto, che è finalmente in vista un accordo sul regolamento che permette la costruzione di nuove chiese. Secondo la comunità copta, i luoghi di culto sono insufficienti perché i fedeli oggi raggiungono i 9 milioni, circa il 10% dell'attuale popolazione egiziana.

Una questione non priva di difficoltà a causa delle tensioni nel paese, che dallo scorso maggio hanno portato al moltiplicarsi degli incendi alle chiese mentre la comunità cristiana viene regolarmente accusata di costruire luoghi di culto senza autorizzazione.

In Egitto, per l'edificazione delle chiese sin dall'epoca ottomana si fa riferimento a un decreto, l'humāyūnī Khatt,completato nel 1934 da un altro decreto del viceministro dell'Interno Al-Ezabi Pacha, in cui si elencavano dieci condizioni necessarie per la costruzione degli edifici, in primis le molte autorizzazioni necessarie per dare il via ai lavori. Dopo dieci bozze, gli emendamenti apportati alla legge in questi mesi hanno solo in parte ammorbidito queste precauzioni: non è più necessaria l'approvazione del presidente della Repubblica ma resta indispensabile il sì della Sicurezza nazionale e di diversi ministeri, fra cui quello dell'Irrigazione e delle Ferrovie.

Inoltre sono state aggiunte nuove condizioni, come quella che prevede che la superficie della chiesa sia proporzionale al numero dei cristiani nel quartiere o nel villaggio in cui sorge o che la larghezza dell'edificio di culto non possa superare più di una volta e mezzo quella della strada adiacente più grande.

Lungaggini burocratiche e dettagli solo in apparenza tecnici che potrebbero rendere difficoltosa la realizzazione degli edifici di culto e che hanno fatto crescere il malumore in molti cristiani. Inoltre i ritardi sull'approvazione del progetto di legge in discussione hanno preoccupato il patriarca della Chiesa copta-ortodossa, papa Tawadros II, e al contempo acuito le tensioni e gli scontri fra cristiani e musulmani.

Questo nonostante l'appoggio del presidente Al-Sisi, che più volte ha espresso la sua solidarietà alla comunità copta sotto l'attacco degli estremisti islamici. Per ordine del presidente, l'esercito egiziano si era occupato di parte del restauro delle chiese incendiate e lo stesso Al-Sisi aveva personalmente autorizzato la costruzione della chiesa dei Martiri a Al-Awar, vicino a Minya, dove nel febbraio del 2015 sono stati decapitati da Daesh 21 copti.

Immagine: By Ashashyou - Own work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=22583970

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