Che l’otto per mille fosse anche (e non marginalmente) una questione di comunicazione era già evidente a tutti, ma la novità di quest’anno è stata la consacrazione di un momento a sé stante, separato dalla trattazione generale del tema dell’otto per mille e della diaconia, al tema specifico della comunicazione in questi due ambiti particolari.
L’esigenza è nata dalle perplessità sull’ultima campagna pubblicitaria, in particolare sullo slogan «L’otto per mille alla chiesa valdese non va alla chiesa valdese», su cui la Conferenza del I distretto lo scorso giugno ha discusso lungamente.
L’interpretazione della pubblicità ha generato una certa confusione, è stata percepita (ha detto la Commissione d’esame presentando l’argomento) una svalutazione del culto e un eccessivo divario fra sfera sacra (culto) e laica (servizio), che non corrisponde alla realtà. Alcuni cittadini sono persino arrivati a supporre la scomparsa della chiesa valdese…
Si è evidenziata l’importanza della comunicazione sia all’interno sia all’esterno del mondo valdese, ed è stato riscontrato che i livelli di conoscenza sull’utilizzo dei fondi opm, in entrambi i contesti, sono ancora troppo diversi, e quindi la necessità di uno sforzo affinché l’esigenza della pubblicità di semplificare non distorca il messaggio che si vuole trasmettere.
Il dibattito ha infatti evidenziato il divario tra linguaggio ed esigenze teologiche da un lato e pubblicitarie dall’altro, un conflitto difficile da ricomporre, senza la massima attenzione da parte di tutti i soggetti coinvolti (Commissione pubblicità, agenzia pubblicitaria, ufficio opm, Tavola).
Il tema dell’otto per mille presenta però anche altre criticità, e si intreccia a diversi argomenti trattati nel corso del Sinodo, in primis la diaconia e la libertà religiosa.
Rispetto a quest’ultimo tema, la conferenza stampa di giovedì 25 agosto ha visto gli interventi di Susanna Pietra (ufficio Otto per mille) e Ilaria Valenzi (consulente legale della Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato) che hanno evidenziato, come ha scritto il Nev, che il tema «della gestione dei fondi otto per mille ha fornito l’occasione per una riflessione più ampia sullo stato della libertà religiosa in Italia, con particolare riferimento a quelle confessioni che non avendo ancora stipulato Intese con lo Stato non hanno accesso al meccanismo di finanziamento previsto dall’otto per mille».
Riguardo invece al rapporto con la diaconia, è indubbio che l’intreccio sia molto stretto e problematico, in quanto le opere diaconali ricevono ingenti finanziamenti da questa fonte, e ogni anno ricorrono gli interrogativi sulla dipendenza di queste strutture da una forma di finanziamento la cui durata non è prevedibile. Che cosa farebbero/faranno queste opere senza otto per mille? Questo deve finanziare solo le nuove progettualità o appoggiare lo sviluppo nel tempo, anche data la carenza di aiuti pubblici?
Interrogativi che si sono accentuati quest’anno, con la presentazione dei dati da parte della Commissione d’esame e del Moderatore. Da questi è emerso che per il secondo anno consecutivo il gettito dell’otto per mille si è ridotto, e si è sottolineato che questa è la tendenza per i prossimi anni. Una diminuzione importante (- 42.079 firme) ma non catastrofica, spiegabile in parte con motivazioni di per sé positive, quali l’estensione a nuove confessioni religiose della possibilità di accedere all’otto per mille (ad esempio l’Unione delle chiese evangeliche battiste in Italia), e il potere attrattivo della figura di papa Francesco, che ha sicuramente contribuito a restituire fiducia nella Chiesa cattolica.
Rimane un fatto che la somma ricevuta (più di 37 milioni di euro nel 2016) fa dell’otto per mille valdese il principale finanziatore del terzo settore in Italia, con una richiesta di finanziamenti di poco inferiore a quella dello Stato italiano (4200 progetti presentati contro 4500!).
Ciò comporta, come evidenziato da più parti, la necessità di controlli diretti e indiretti da parte dell’ufficio otto per mille, giustamente potenziato, e dei partner stranieri di cui si avvale, saliti a 14; criteri oggettivi per la selezione, limitando i margini di discrezionalità; informatizzazione delle procedure di presentazione delle domande, già in corso. Un grosso lavoro che è stato giustamente apprezzato e ringraziato in aula, in cui la professionalità e lo spirito di servizio si fondono per restituire ai cittadini italiani (ricordiamolo al di là di ogni spot) quelli che non sono soldi della chiesa valdese, ma soldi di tutti.