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Una chiesa accogliente, multiculturale e impegnata in percorsi d’integrazione. È questa l’immagine emersa dai lavori del Sinodo delle chiese metodiste e valdesi in più occasioni nei giorni scorsi: l’incontro pubblico di lunedì sera al Tempio valdese di Torre Pellice (To) dedicato ai «Corridoi umanitari»; una conferenza stampa, ieri, e la successiva discussione sull’ordine del giorno dedicato all’accoglienza di rifugiati e richiedenti asilo. Un documento approvato, una sola astensione, dai 180 membri delegati (pastori e laici) presenti nell’aula sinodale.

Il dibattito è stato vivace e intenso dopo la testimonianza di un fratello di chiesa di origini africane per quelle che sono state definite delle «formule di accoglienza che dovranno avere visioni a lungo termine», hanno detto le pastore valdesi Maria Bonafede, membro del consiglio della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei) e Daniela Di Carlo della chiesa di Milano.

Il moderatore della Tavola valdese, pastore Eugenio Bernardini, ha informato su quanto: «la Commissione sinodale per la diaconia (Csd) abbia sempre cercato di costruire il proprio lavoro di accoglienza mettendosi in rete con altre chiese e in prospettiva ecumenica», proprio come avviene ad esempio per il progetto Mediterranean Hope (Mh), della Federazione delle chiese evangeliche in Italia condiviso la Comunità di Sant’Egidio.

Dopo le raccomandazioni su un puntuale controllo economico e finanziario dei progetti messi in campo in questi anni altre sono giunte come quelle della pastora battista di Catania, Silvia Rapisarda: «Ogni volta che ascoltiamo il buon esito del lavoro profuso dalle nostre chiese ci rallegriamo e sentiamo di avere risposto ad un dovere della nostra fede – ha detto Rapisarda –. Tuttavia come chiese non abbiamo soltanto l’obbligo dell’accoglienza ma anche quello della disubbidienza se necessario. Non possiamo rischiare di diventare “il volto gentile” di un sistema feroce».

Il pastore Francesco Sciotto, che opera a Pachino e Scilcli, parlando a nome della Csd ha ricordato quanto: «le persone che raggiungono i nostri centri e alloggi sono direttamente affidate dallo Stato italiano, prefetture e comuni. Oggi sono oltre 400 e 29 di queste hanno però deciso di proseguire il loro viaggio altrove», malgrado l’impegno. «Il progetto di viaggio delle persone che ospitiamo – ha concluso Sciotto – è il loro progetto di viaggio, non il nostro». Ha ricordato ancora Sciotto che «Rapisarda combatte ogni giorno la difficile situazione che vede la criminalità organizzata gestire un importante traffico di esseri umani e dove spesso le istituzioni non riescono dare risposte ai richiedenti asilo. Per questo la Csd promuove la sua opera di accoglienza anche nel Sud Italia».

L’ampia discussione, alla quale hanno partecipato anche altri delegati, ha poi portato alla votazione dell’ordine del giorno nel quale sono stati espressi rallegramenti per le modalità con cui la Csd ha reagito all’emergenza profughi che si è verificata quest’anno rispondendo sia agli enti pubblici che alle richieste delle chiese.

Un lavoro di accoglienza e integrazione dei migranti che «non nasce oggi ma si è sempre espresso a livello locale nel corso degli anni», lo aveva ricordato in conferenza stampa Massimo Gnone, responsabile dei progetti per i rifugiati e migranti della Commissione sinodale per la Diaconia (CSD).

Al lavoro diaconale di di accoglienza di questi ultimi anni vi è anche l’esperienza ventennale di «Essere chiesa insieme» una esperienza arricchita da persone provenienti da continenti diversi, con culture diverse, unite nella stessa fede e nella stessa speranza, ma esiste anche l’accoglienza «politica», ha ricordato Paolo Naso, coordinatore del progetto Mediterranea Hope della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (Fcei), progetto che prevede l’Osservatorio sulle migrazioni a Lampedusa, la Casa delle culture di Scicli e la citata esperienza ecumenica dei Corridoi umanitari, una via legale e sicura di accesso all’Europa per richiedenti asilo in condizione di particolare vulnerabilità. «che garantisce – ha proseguito Naso – arrivi in tutta sicurezza e in accordo con le leggi vigenti. I beneficiari – previe procedure di identificazione – muniti di visto per motivi umanitari possono raggiungere l’Italia con un regolare volo di linea. Da progetto pilota potrebbe trasformarsi in un efficace strumento di gestione dei flussi migratori verso l’Europa».

Il Sinodo dell’Unione delle chiese metodiste e valdesi infine, nell’ordine del giorno approvato, ha invitato la Csd a continuare sulla via dell’accoglienza solidale e dei progetti di inclusione sociale e a rafforzare l’accoglienza diffusa accompagnando tutti i progetti in essere.

Immagine: di Pietro Romeo