La regione Liguria dice no alle moschee?
«Un’ennesima “legge anti-moschee” è in gestazione in Liguria. Una legge che attraverso una finta disciplina urbanistico-edilizia, mira in realtà a violare il diritto di libertà religiosa»
«Dopo la Lombardia e il Veneto, anche la Regione Liguria si avventura nel terreno impervio della violazione dei diritti costituzionalmente sanciti. Un’ennesima “legge anti-moschee” è infatti in gestazione, una legge che: fittiziamente, attraverso cioè una finta disciplina urbanistico-edilizia, mira in realtà a violare il diritto di libertà religiosa riconosciuto dalla nostra Costituzione andando a limitare, non solo alle comunità islamiche, ma a tutte le confessioni religiose la possibilità di aprire nuovi luoghi di culto», così ha dichiarato a Riforma.it il deputato valdese del Pd, Luigi Lacquaniti in merito alla proposta di legge 42 relativa alla «disciplina urbanistica per i servizi religiosi» e che lo scorso 11 luglio è stata oggetto di un’audizione da parte delle comunità di fede.
All’incontro era presente Ilaria Valenzi, consulente legale della Commissione delle chiese evangeliche per i rapporti con lo Stato (Ccers), che ha dichiarato all’Agenzia stampa Nev: «La proposta di legge della Regione Liguria ripercorre l’idea che mediante l’emanazione di una legge in materia di edilizia ed urbanistica sia possibile aggirare i limiti che la Costituzione pone a tutela delle confessioni religiose – precisando ancora che –: l’imposizione di vincoli procedurali stringenti e di procedure aggravate per la costruzione e gestione degli edifici di culto ed il preliminare controllo sulle finalità statutarie delle realtà di fede costituiscono infatti gravi violazioni del diritto di libertà religiosa. Risultano parimenti inaccettabili i continui richiami alle esigenze di ordine pubblico e alle forme di consultazione popolare – ha proseguito Valenzi –, quasi a voler sostenere che la libertà di culto sia prima di tutto una questione di pubblica sicurezza o, peggio ancora, sia ridotta a tema di propaganda elettorale», un testo, quello ligure, che di fatto ricalca le controverse leggi regionali della Lombardia e del Veneto sull’edilizia di culto.
«Come Federazione delle chiese evangeliche e Ccers – ha ribadito il presidente della Fcei e della Ccers, pastore Luca Maria Negro a riforma.it – siamo convinti che la proposta di legge ligure, camuffata con qualche “ritocco cosmetico”, ricalchi sostanzialmente le due precedenti: lombarda e veneta. La prima bocciata dalla Corte Costituzionale ed entrambe impugnate dal Governo italiano, poiché lesive delle libertà di culto. Una legge che, se approvata, colpirebbe tutte le minoranze religiose e in particolar modo le confessioni che ancora non dispongono di un’Intesa con lo Stato italiano, come le comunità religiose di immigrati. Abbiamo avuto modo di riscontrare già in passato con la legge lombarda, gravi difficoltà per alcune realtà evangeliche di area Pentecostale e di origine africana. Essendo venuti a conoscenza delle intenzioni della Regione Liguria abbiamo chiesto alla nostra consulente legale un parere, la quale ci ha confermato, purtroppo, i timori e le sostanziali affinità con i testi precedenti che contengono norme che limitano drasticamente le libertà di culto. Anche in questo caso – ha concluso Negro – ci attiveremo, come nel passato, per contrastarne l’iniziativa e ribadire la necessità di una legge quadro per la libertà religiosa in Italia»
«Mi attendo – ha concluso, infine, il deputato Lacquaniti – analogo esito per la legge della Regione Veneto da poco impugnata dal Governo. Voglio ancora sperare che prevalga il buon senso e che la Liguria non proceda ad approvare questa legge. Laddove dovesse accadere, ancora una volta mi attiverò perché pure questa norma sia impugnata e quindi cancellata. Le politiche di sicurezza contro il terrorismo che devono essere garantite ai cittadini, non passano dal divieto di preghiera e di culto, ma dal pacifico e sereno dialogo fra le culture. I terroristi non frequentano chiese e moschee! Mi rendo conto tuttavia che queste leggi regionali sfruttano le amnesie di un legislatore per decenni distratto, che non ha ancora dato pieno riconoscimento alla libertà religiosa voluta dall’Assemblea costituente. La disciplina è ancora di fatto ferma ai cosiddetti “culti ammessi” voluti dal legislatore fascista. Ecco perché la materia che il legislatore regionale ligure maldestramente e malevolmente si accinge a disciplinare, troverà piena ed equa disciplina solo con un intervento organico del Parlamento che superi definitivamente i culti ammessi. Un risultato storico verso cui è diretto il mio impegno».