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Un calcio al pallone per sentirsi più uniti

Grande successo per il torneo sportivo organizzato a Genova con formazioni composte da stranieri provenienti da tutto il mondo

Lo sport come veicolo principe di aggregazione, capace di accorciare le distanze, mescolare le lingue, convogliare sforzi e prospettive. Il calcio poi, fenomeno globale, spesso capace di arrivare là dove la politica e la diplomazia balbettano (basti pensare ai grandi tornei internazionali in cui Stati Uniti e Iran, Iraq e Egitto e tante altre nazioni in guerra fra loro si affrontano armati solo di scarpe con tacchetti di gomma e calzoni corti; ma anche in chiave nostrana si potrebbero citare tutte le squadre che in questi anni stanno sorgendo in giro per l'Italia composte da rifugiati e migranti, con giocatori dagli status giuridici tutti da accertare dalle lente burocrazie, ma accolti su un campo da gioco con un abbraccio).

Una di queste formazioni composte da stranieri giunti nel nostro Paese da pochi anni è nata anche a Genova, su iniziativa dell'associazione Mabota creata nel 2010 per volontà di un gruppo di amici immigrati africani professionisti e lavoratori residenti nella città con l'obiettivo di sviluppare progetti ed eventi che promuovano l'integrazione ed il dialogo tra le diverse culture e lo sviluppo in Italia ed in Africa. L'associazione si propone di realizzare progetti di sviluppo sia in Africa che nella provincia di Genova, coltivando e rafforzando i legami con le comunità di origine dei diversi membri, principalmente nel campo dell'educazione e della cooperazione. Legami che lo sport come dicevamo aiuta a consolidare.

Fra le molte iniziative dei soci di Mabota da alcuni anni vi è anche l'organizzazione di un torneo calcistico estivo denominato "Insieme si può", cui partecipano squadre composte da stranieri provenienti da mezzo mondo. Quest'anno sono ben 12 le formazioni iscritte a questo mini mondiale della solidarietà: dalla Nigeria al Perù, dal Marocco al Brasile, dal Congo all'Ecuador, i ragazzi si affronteranno nei fine week end ma anche con turni infrasettimanali, fino al 24 luglio sul terreno di gioco del campo sportivo Felice Ceravolo al quartiere Lagaccio del capoluogo ligure.

«Ben tre formazioni sono composte da giovani richiedenti asilo giunti in città negli ultimi mesi – racconta Lemba Mayizola che di Mabota è il presidente -, segnale della voglia di fare comunità di questi ragazzi, costretti a far nulla per mesi da leggi che impediscono loro sia di muoversi che ad esempio di lavorare. Le giornate diventano in questo modo lunghe e noiose: noi cerchiamo di dare loro svago e amicizie nuove, e di far sentir loro che non sono soli, ma circondati da molti che prima di loro hanno vissuto le stesse angosce e le stesse speranze». La manifestazione, giunta alla quinta edizione, è realizzata grazie agli sforzi di vari attori presenti sul territorio, pubblici e privati,e e fra questi la Chiesa valdese tramite l'istituto dell'otto per mille, con il Patrocinio del Comune di Genova, Municipio 1 Genova Centro Est e del consolato Generale dell'Ecuador a Genova.

«Da circa tre anni la chiesa valdese di via Assarotti ha collaborato in forme diverse con l'associazione Mabota – sono le parole del pastore valdese Italo Pons-. Ricordo, tra l'altro, il convegno sul tema delle prospettive dell'Africa.
Nel luglio scorso sono stato alla premiazione del torneo di calcio già finanziato da un contributo otto per mille. Non nascondo l'emozione per aver incrociato, pur in una dimensione locale, quello che sarà il mondo di domani. Penso alle potenzialità dello sport nel favorire l'integrazione e il confronto tra le diversità».

L'ingresso alle partite è gratuito, il calendario degli incontri è disponibile sulla pagina facebook dell'associazione.

I soci di Mabota hanno fra l'altro avviato un ambizioso progetto volto ad attivare un sistema di formazione scolastica in Congo, nella zona di Madimba. L'obiettivo è di costruire un edificio con 6 aule e uffici da destinare a 180 ragazze e ragazzi, che in questo modo non sarebbero più costretti a percorrere almeno 40 km al giorno per raggiungere il primo complesso scolastico disponibile. Privati o enti pubblici che desiderassero partecipare in qualche maniera al progetto possono trovare le informazioni del caso sul sito dell'associazione Mabota.