Aprire l’Europa partendo dell’impegno quotidiano
15 giugno 2016
Continua la presentazione del progetto Open Europe, di Diaconia Valdese, Oxfam e Borderline. Sciotto: «operare ogni giorno nell’accoglienza, cercando di dare una speranza a chi viene escluso è una nostra vocazione»
Dall’anno scorso, molte persone migranti hanno ricevuto dei provvedimenti di respingimento differito, non hanno potuto fare richiesta di asilo e sono state espulse dal paese. Ricevendo esclusivamente un’ordinanza a lasciare il paese, spesso accade che queste persone rimangano in Italia in una situazione di illegalità diventino interesse per le organizzazioni criminali. Per questo Diaconia Valdese, Oxfam Italia e Borderline Sicilia hanno creato un progetto che dà sostegno e aiuto alle persone escluse dal sistema: Open Europe. Un progetto sperimentale nel quale Oxfam gestisce un’unità mobile con due operatori per intercettare le persone soggette a provvedimenti di respingimento - e spiegare loro quali sono i propri diritti - insieme all’associazione Borderline, rete di legali. La Diaconia valdese ha messo in campo un operatore e un appartamento a Pachino, destinato a persone vulnerabili incontrate durante il lavoro dell’unità mobile. Il progetto è stato presentato in diverse sedi: venerdì sarà a Pachino davanti alle autorità e alla società civile. Ne abbiamo parlato con Francesco Sciotto, pastore della Chiesa valdese di Pachino e membro della Commissione Sinodale per la Diaconia.
Qual è la realtà siciliana dell’accoglienza?
«Nelle ultime settimane siamo stati testimoni di molti più arrivi rispetto alla prima parte dell’anno, soprattutto nei porti siciliani, penso a Pozzallo, Catania, Augusta o Porto Empedocle. Ciò che registriamo in Sicilia, soprattutto in relazione agli hotspot è che il sistema porta a una continua marginalizzazione delle persone che chiedono asilo e cercano di arrivare in Italia. Attraverso il progetto Open Europe stiamo cercando di dare una risposta a chi viene escluso. Le chiese, da questo punto di vista sono molto attive sul territorio siciliano, non solo con iniziative diaconali strutturate, ma anche nel lavoro quotidiano».
Di cosa si occupa il Centro sociale ecumenico valdese di Pachino?
«Il centro è il risultato positivo della riconversione di una nostra opera. Dal 1901 c’è stata una scuola materna nei locali adiacenti al tempio della chiesa. Conclusasi questa esperienza, tra il 2007 e il 2008 abbiamo creato un centro di intervento sociale per la città di Pachino. Nella struttura trova spazio un centro diurno per bambini in età scolare, un centro diurno per anziani, iniziative legate all’integrazione dei migranti: ora il centro ha pensato di mettere a disposizione i suoi spazi e la sua professionalità per attivare il progetto Open Europe».
La diaconia valdese sembra sempre più attiva in prima linea anche nelle situazioni di emergenza: è davvero così?
«È esattamente così. Uno dei nostri obiettivi è intervenire sul tema della marginalità: sempre più persone vivono ai margini della nostra società. Tra questi i migranti, inutile negarlo. Credo sia una delle nostre vocazioni quella di operare nella quotidianità dell’accoglienza cercando di dare una speranza a chi viene escluso. Uno dei modi con cui rispondere alla vocazione contro la marginalità».
Il 17 giugno presentate il progetto a Pachino…
«È importante presentarlo alle forze dell’ordine, alle istituzioni del territorio, alle associazioni locali, ma anche alle tante persone, le chiese e tutta la società civile che si occupa di diaconia e marginalità».