Una fonte che disseta
13 giugno 2016
Un giorno una parola – commento a Isaia 58, 11
Tu sarai come un giardino ben annaffiato, come una sorgente la cui acqua non manca mai.
Isaia 58, 11
Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete; anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una fonte d’acqua che scaturisce in vita eterna
Giovanni 4, 14
Il capitolo 58 del profeta Isaia si ricollega al primo capitolo dello stesso libro, riproponendo un messaggio comune a molti profeti dell’Antico Testamento: l’esigenza di vivere la volontà di Dio nella relazione con il prossimo, invece di limitarsi alle manifestazioni esteriori del culto e della penitenza.
Il richiamo alla coerenza di vita «spezzando le catene della malvagità» (58, 6) e «dividendo il pane con chi ha fame» (58, 7a) rende questo capitolo di una eterna, straordinaria, bruciante attualità.
Dopo aver frustato violentemente la nostra indolenza e la nostra ipocrisia, l’autore ci spiega quali sono le conseguenze di una vita vissuta nell’obbedienza alla Parola di Dio che ci incita a rapporti di amore e di giustizia «senza nasconderci a chi è carne della nostra carne» (58, 7d).
«Tu sarai come un giardino ben annaffiato, come una sorgente la cui acqua non manca mai»: due immagini di freschezza, di bellezza, di pace. Il giardino lussureggiante e la sorgente zampillante si contrappongono al deserto della vita, come l’oasi che spunta improvvisa al di là della duna, davanti alla carovana sfinita per il caldo, la stanchezza, la sete.
Possiamo essere per il viandante una fonte che disseta, un giardino rinfrescante. Questo ci promette Dio stesso, e la Scrittura ci insegna il segreto per la trasformazione della nostra esistenza:
Chi si diletta nella legge del Signore, sarà come un albero piantato vicino a ruscelli, che dà il suo frutto nella sua stagione (Salmo 1).
Chi riconosce in Dio il proprio pastore riposa in verdeggianti pascoli ed è guidato lungo le acque calme (Salmo 23).
Chi beve dell’acqua che Gesù dà, non solo non avrà più sete, ma diverrà una fonte d’acqua che disseterà chiunque gli si accosta (Giovanni 4, 14).
Così sapremo avere un approccio positivo con l’umanità che incontriamo: un atteggiamento non di giudizio, ma di accoglienza, non di indifferenza verso le loro sofferenze, ma di interesse per la loro dignità e le loro necessità.