Una targa ricorderà i prigionieri valdesi di Trino Vercellese
10 giugno 2016
Sarà inaugurata il 12 giugno per ricordare i quasi mille morti rinchiusi nella prigione-fortezza 330 anni fa
Un altro tassello nella ricostruzione della memoria dell’esilio valdese sta per essere, anche materialmente, collocato sul muro della storia.
Il progetto era già nell’aria da tempo, ma ha cominciato a prendere corpo intorno al 2012 quando un ricercatore di storia locale di Trino, Pier Franco Irico, si è recato a Torre Pellice, cuore del mondo valdese, per compiere delle ricerche sulla storia della sua città.
In particolare lo studioso vuole approfondire un momento particolarmente drammatico di questa storia, la prigionia dei valdesi nel 1686, all’indomani degli editti che il duca di Savoia Vittorio Amedeo II aveva emanato sull’esempio (e la pressione) del re di Francia. Luigi XIV, infatti, nel 1685 aveva revocato l’editto di Nantes che consentiva la libertà di culto ai protestanti francesi (gli ugonotti), provocandone la persecuzione e la fuga in diverse parti d’Europa, tra cui anche le confinanti valli Pellice, Chisone e Germanasca, dove trovarono accoglienza presso i valdesi. Ma la risposta dei potenti non si fece attendere: il duca emanò un primo editto vietando qualsiasi aiuto ai fuggiaschi (pena dieci anni di galera), poi una serie di disposizioni sempre più aspre, volte a cancellare ogni traccia di presenza protestante sul territorio. Alle disposizioni “legali” e all’edificazione di nuove parrocchie cattoliche e chiese, si accompagnarono pesanti spedizioni militari, che portarono alla decimazione della popolazione e all’«epurazione dell’eresia».
Quelli che non furono massacrati nelle loro valli o che non erano tra i pochi riusciti a fuggire, furono rinchiusi in 13 prigioni (tra cui Torino, Saluzzo, Fossano, Mondovì, Vercelli, e per l’appunto Trino Vercellese) per circa un anno prima di essere avviati all’esilio. Delle 8000 persone incarcerate, moltissimi sarebbero periti per le condizioni impietose della prigionia.
La prigione-fortezza di Trino divenne tristemente nota come «la tomba dei valdesi», perché dei 1000 che vi entrarono, solo 46 sopravvissero. Di questi, 36 partirono per l’esilio, 10 cedettero all’abiura. Anche gli altri prigionieri non furono più fortunati, in quanto furono deportati nel vercellese. Pochissimi riuscirono a scappare e tornare alle valli, la maggior parte morì di malaria in zone all’epoca tutt’altro che salubri...
Un capitolo tragico e a lungo sconosciuto, che lentamente sta cominciando a essere studiato e divulgato, come nel caso di Trino, come ci spiega Davide Rosso, direttore del Centro culturale valdese di Torre Pellice, che ci spiega com’è nata l’idea della targa. C’è stato il concorso di diversi “attori”, Pier Franco Irico per l’appunto, l’archivio storico della Tavola valdese, il Centro culturale valdese e il Coordinamento musei e luoghi storici valdesi, tutti interessati ad approfondire lo studio e la narrazione della vicenda. Il Centro culturale valdese è entrato direttamente in causa nel 2013, con una richiesta ufficiale al Comune di Trino (che del resto era già interessato, ed esso stesso promotore) per apporre la targa.
Il momento è ora finalmente giunto, a 330 anni dai tragici fatti, e il 12 giugno alle 10,30 a Palazzo Paleologo ci sarà la cerimonia di inaugurazione della targa, in occasione della quale verrà distribuito gratuitamente il frutto delle ricerche di Irico, il libro La storia della prigionia dei Valdesi a Trino nel 1686.
Ma questo è solo un tassello di un progetto molto più ampio, ricorda ancora Rosso, che sottolinea: riscoprire la vicenda di Trino (sconosciuta ai suoi stessi abitanti) significa riportare alla luce un pezzo di storia europea, e questo si inserisce nel progetto delle «Strade degli ugonotti e dei valdesi», un progetto di cooperazione internazionale (all’interno del programma europeo “Leader”) che coinvolge partner istituzionali e privati in Svizzera, Italia, Francia e Germania. Ricordiamo per inciso che nel 2013 è stato riconosciuto dal Consiglio d’Europa come «Itinerario culturale europeo».
Ma non è tutto: Trino si inserisce anche in un altro progetto, promosso dall’Università di Torino, relativo alla memoria carceraria, non soltanto legata alle persecuzioni valdesi ovviamente, ma di cui la storia valdese è un elemento. Le strade della storia si incontreranno ancora una volta a Trino, quindi, per raccontarne i segreti ancora celati...