Il messaggio che trasforma chi lo annuncia
26 maggio 2016
Un giorno una parola – commento a Marco 16, 5
Fate conoscere le sue opere tra i popoli, proclamate che il suo nome è eccelso!
Isaia 12, 4
Gesù disse loro: «Andate per tutto il mondo, predicate l’evangelo a ogni creatura»
Marco 16, 5
Nel leggere oggi queste affermazioni, noi, cristiani e cristiane post-moderni, tendiamo a concentrarci sui verbi all’imperativo: «andate!», «predicate!». Questo sembra essere il nostro compito, come se la volontà del Signore per noi fosse quella di trasformarci in piccole agenzie pubblicitarie che reclamizzano un prodotto, una novità. E a questo annuncio, al fatto di annunciare, di predicare, viene ridotto anche il contenuto del messaggio da portare. Inconsapevolmente aderenti al messaggio di uno dei grandi profeti del nostro tempo, il sociologo della comunicazione Marshall McLuhan – secondo il quale, nella società tecnologica, “il medium (il mezzo di comunicazione) è il messaggio”, ossia: il messaggio è condizionato, nel suo significato, dallo strumento che lo trasmette – tendiamo a ridurre alla predicazione, all’annuncio, o finanche al muoversi, all’andare, il significato stesso dell’evangelo. Certo, all’inizio del cristianesimo l’urgenza degli “ultimi tempi” era di diffondere rapidamente il lieto messaggio, perché si riteneva che il tempo restante, prima della instaurazione del Regno di Dio, fosse breve.
Ma se l’accento, nella nostra lettura, cade sul messaggio, su «l’evangelo», o anche, come nel caso di Isaia 12, 4, su «le opere» di Dio e «il suo nome», la prospettiva cambia. Quanta umiltà deve assumere il «mezzo di comunicazione», cioè noi che siamo chiamati ad annunciare, per osare trasmettere un messaggio tanto grande e irriducibile. Quanta fedeltà e amore dobbiamo nutrire per quel messaggio, per accettare di esserne trasformati, di assumere noi una forma adeguata a trasmetterlo, senza tradirlo. Le opere di Dio, il suo nome, il suo evangelo – tutte espressioni sinonime – sono un messaggio che trasforma il mondo, perché trasforma chi lo porta. Dio presta la sua Parola alle nostre parole, trasformando il nostro linguaggio, il nostro modo di vedere il mondo, e trasformando anche noi stessi, per renderci adeguati al suo lieto messaggio.