Ecco perché stiamo a Lampedusa
26 maggio 2016
Il presidente della Fcei, pastore Luca Negro, in visita nell’isola
«Non ho fatto in tempo a rientrare da Lampedusa che è arrivata la notizia della tragedia nel Canale di Sicilia occorsa oggi, nella quale si sono salvate 500 persone ma ne sono morte sette, tra cui i genitori di una bambina di un anno». Così il pastore Luca Negro, presidente della Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI), che nei giorni scorsi ha visitato le sedi di Mediterranean Hope di Scicli (Rg) e Lampedusa.
«I fatti e i dati di questi giorni ci confermano che la rotta via Mediterraneo resta centrale e, precluso il passaggio per i Balcani, dobbiamo prevedere nuovi arrivi sulle coste siciliane. Per questa ragione insieme al Consiglio della Fcei ho voluto visitare i due centri operativi di Mediterranean Hope in Sicilia, quei luoghi sui quali come evangelici italiani abbiamo deciso di rendere la nostra testimonianza di credenti e di svolgere la nostra azione al servizio di chi bussa alla nostra porta e in senso letterale ci chiede da bere e da mangiare».
Il progetto Mediterranean Hope, avviato dalla Fcei nel 2014 comprende anche l’azione dei «corridoi umanitari» gestiti insieme alla Comunità di Sant’Egidio e in virtù dei quali sono già arrivate in sicurezza e in piena legalità in Italia oltre duecento profughi siriani. «La nostra permanenza a Lampedusa ha un significato politico perché vogliamo ricordare all’Europa la sua frontiera più meridionale ma è anche il modo per esprimere vicinanza e sostegno ai migranti nel momento in cui finisce il viaggio drammatico che li ha portati in Europa ma comincia una nuova avventura ancora carica di rischi e di precarietà – ha affermato Negro -. E mi ha confortato vedere la qualità del lavoro dei nostri operatori e di tante persone della società civile che insieme alla Guardia Costiera e altri corpi dello Stato cercano di promuovere una politica di accoglienza ispirata a criteri di solidarietà e di umanità. Insomma, da Lampedusa non arrivano solo notizie tragiche e dolorose ma anche un messaggio di speranza per l’Italia e l’Europa».