Dio salva, guarisce e libera
11 maggio 2016
Un giorno una parola - commento a Isaia 60, 16
Io, il Signore, sono il tuo salvatore, io, il Potente di Giacobbe, sono il tuo redentore
Isaia 60, 16
Gesù, presa la ragazza per mano, le disse: «Talità cum!» che tradotto vuol dire: «Ragazza, ti dico: alzati!». Subito la ragazza si alzò e camminava
Marco 5, 41-42
La parola «salvezza» – scrive il teologo francese, André Gounelle – non dice più un granché, al punto che non si sa più ciò che significa. Viene usata meccanicamente in ambito cristiano, senza troppo chiedersi cosa vuole dire esattamente. Si tratta – continua Gounelle – di una di quelle parole pie, dal contenuto vago e impreciso che si pronunciano durante il culto. Come la parola “amen”, ha un valore rituale più di quanto sia significativo. Per i non cristiani, non corrisponde più a una inquietudine, a un’aspirazione, a una ricerca o una attesa. Evoca qualche speculazione su ciò che segue la morte ma non qualcosa che concerne l’esistenza.
Di fronte al male che imperversa nel mondo, alle sofferenze, individuali o collettive, l’azione salvatrice di Dio viene spesso coperta dal dubbio. La storia della liberazione del popolo d’Israele ci ricorda che Dio è fedele al suo patto e alla sua promessa.
Evangelizzare significa annunciare la Buona Notizia della salvezza, cioè la liberazione dal peccato e dalla morte in Gesù Cristo. Dio salva, guarisce e libera, non solo nella prospettiva futura della fine dei tempi, ma mi salva oggi, nel mio presente, da ciò mi vuole separare da lui. Mi libera dalla paura e dall’ansia di salvarmi da solo con le mie forze, assicurandomi che il male e la violenza non avranno l’ultima parola.