A chi è rivolto lo sguardo di Dio
15 aprile 2016
Un giorno una parola – commento a II Cronache 30, 9
Il Signore, vostro Dio, è clemente e misericordioso, e non volgerà la faccia lontano da voi, se tornate a lui
II Cronache 30, 9
Ravvedetevi dunque e convertitevi, perché i vostri peccati siano cancellati e affinché vengano dalla presenza del Signore dei tempi di ristoro
Atti degli apostoli 3, 19-20
Non voglio dare per scontato che lo sguardo di Dio sia principalmente orientato su di me, che vivo in un paese relativamente sicuro. Penso che gli occhi di Dio siano oggi rivolti innanzitutto ai cristiani e cristiane che in Nigeria ogni volta che vanno al culto rischiano di rimanere vittime di un attacco terroristico, ai cristiani e cristiane che vivono situazioni di persecuzione. Quando si afferma che l’Italia ospita il centro della cristianità si dice una cosa profondamente sbagliata. Il centro è là dove uomini e donne in situazione precaria invocano il Signore e sperimentano il suo aiuto, in Africa, in America Latina o altrove.
Eppure, quando si sente di una strage di cristiani, si è portati a pensare che Dio abbia voltato la sua faccia lontano da loro. Si può pensare la stessa cosa degli Ebrei morti ad Auschwitz. È una conclusione troppo facile. In realtà proprio in quei luoghi la presenza di Dio è avvertita intensamente. Del Dio della vita, che vince la morte.
Siamo invitati a tornare a lui, a non immobilizzarlo nella nostra idea di bontà, ma a riconoscerlo sofferente e attivo dove la bontà è assente. Che non abbia attenzione in primo luogo per noi è una cosa che deve rallegrarci. Che la sua faccia si rivolga anche verso di noi, è una grazia immeritata che possiamo scoprire con gratitudine e che non deve lasciarci inattivi.