Una nuova possibile era nei nostri rapporti con l'ebraismo
13 aprile 2016
Presentato a Roma il primo volume della traduzione italiana del Talmud
Il 5 aprile scorso, nella prestigiosa sede della Accademia dei Lincei, è stato presentato al presidente della Repubblica il primo volume della traduzione italiana del Talmud, ambizioso progetto dell’ebraismo italiano. Grazie anche a un innovativo software ideato e realizzato dall’Istituto di Linguistica computazionale del Consiglio nazionale delle Ricerche di Pisa, che permette di far lavorare in rete numerosi esperti coinvolti nell’impresa, è stato portato a compimento il primo volume, con il testo in lingua originale del trattato Rosh Ha Shanah («Capo d’anno») e la traduzione italiana a fronte. Nella intensa cerimonia, è stata giustamente sottolineata la rilevanza del progetto, sia per la comunità ebraica italiana sia per la cultura del nostro paese.
Il Talmud è, dopo la Bibbia ebraica, il testo fondamentale dell’ebraismo. Esso raccoglie lo studio delle accademie rabbiniche e in esso è sedimentata la secolare tradizione esegetica, ma non solo, dei maestri di Israele. Ne esistono due versioni; quella adottata per la traduzione italiana è detta «Babilonese» perché legata alle accademie fiorenti in Mesopotamia dal III al V secolo della nostra era.
Il Talmud, insieme alla Mishnah, che lo precede, è in un certo senso la codificazione di quella Torah orale che secondo il pensiero ebraico corre parallela a quella scritta, data da Dio tramite Mosè sul Sinai. Scritto in ebraico e aramaico, il Talmud è accessibile solo a chi padroneggi queste lingue. Coraggiosa la decisione di tradurlo in italiano, viste le dimensioni dell’ebraismo italiano e la scarsa diffusione della nostra lingua. La traduzione è dunque in primo luogo un servizio reso alla cultura del nostro paese: non solo essa renderà accessibile il cuore palpitante del pensiero ebraico, ma schiuderà un mondo fatto di studio, di scavo nei testi, di aperta discussione fra posizioni diverse, testimonianza di una identità forte eppure non omologante. Ne abbiamo bisogno tutti.
Proprio in quanto cuore del pensiero ebraico, il Talmud è stato per secoli demonizzato, censurato dalle autorità cristiane e spesso confiscato e arso in pubblici roghi, a partire dal XIII secolo (Parigi, 1240) e poi altre innumerevoli volte.
A poche centinaia di metri dalla sede dei Lincei, il 9 settembre 1553, in piazza Campo dei Fiori, furono arsi i Talmudim sequestrati agli ebrei romani, a opera dell’Inquisizione. Noi protestanti dobbiamo ricordare che Lutero, nell’ultima fase della sua opera (1543), arrivò ad auspicare che fossero sequestrati agli ebrei «tutti i libri di preghiere e i testi talmudici, nei quali vengono insegnate (…) idolatrie, menzogne, maledizioni e bestemmie» e persino la Bibbia.
Il 9 settembre 1553 era il capo d’anno ebraico, Rosh Ha Shanah come il trattato appena pubblicato. Tramite il suo Presidente, l’Italia ha ricevuto con gratitudine ciò che altri aveva bruciato. Che sia l’inizio di un nuovo anno.