Il dono dei figli
24 marzo 2016
Un giorno una parola – commento a Genesi 41, 52
Dio mi ha reso fecondo nel paese della mia afflizione
Genesi 41, 52
Gesù disse ai suoi discepoli: «L’anima mia è oppressa da tristezza mortale; rimanete qui e vegliate»
Marco 14, 34
“Dio mi ha reso fecondo nel paese della mia afflizione”: con questa frase, Giuseppe rende ragione del nome dato al suo secondogenito, Efraim, la “doppia fecondità”. In mezzo alla tante tempeste della sua vita, venduto dai suoi fratelli, lontano dalla casa di suo padre, Giuseppe sembra trovare nella nascita dei figli il senso della sua esistenza. Eppure la Bibbia ci racconta dei suoi successi nel paese d’Egitto, dove era stato capace di rendersi amico il faraone, grazie alla sua “profezia” che permise all’Egitto di accumulare ricchezza in tempi di prosperità ed assicurarsi il pane nei tempi di carestia. Ma l’afflizione resta un segno profondo nel cuore di Giuseppe, la stessa afflizione che portano nel cuore tutti coloro che sono quotidianamente “venduti” e che devono vivere lontani dalla casa di loro padre, senza il calore della propria famiglia.
Ma i figli, sanno rendere ancora vivo quel fuoco che restituisce il sorriso e che cancella di colpo la tristezza e l’affanno. Anche oggi quei figli sono la vera ricchezza dei tanti migranti che sono costretti a fuggire dalla loro terra perché qualcuno attenta alla loro vita. Anche oggi quei figli sono l’unica forza per affrontare la furia del mare, la tempesta del dolore, la paura della morte. Anche oggi quei figli rappresentano la speranza di poter trovare pace per poter ricominciare a vivere. Sì, Dio ci ha reso fecondi nel paese della nostra afflizione. Amen!