La fede vissuta dai suoi testimoni
09 marzo 2016
Alcuni ritratti di donne e uomini protestanti nel libro di Eugenio Stretti
Dall’inizio del 2016 è disponibile il nuovo lavoro del pastore Eugenio Stretti, edito dalla casa editrice palermitana La Zisa. Fin dal titolo è possibile inquadrare il tema del libro: Testimoni della libertà. Donne e uomini tra fede e storia*. Questo agile libro sviluppa, attraverso il racconto della vita di alcune importanti figure storiche del protestantesimo nazionale e internazionale, un ricordo, rivolto alle giovani e alle meno giovani generazioni, e un monito: non dimenticare, nella nostra opera di testimonianza dell’Evangelo, le donne e gli uomini che chi hanno fin qui preceduto, attraverso significativi episodi di vita e di lotta.
Le figure prese in esame sono diverse e varie, oltre che importanti, e annoverano nomi noti per la nostra storia nazionale – pensiamo all’azione politica e antifascista di Vincenzo Paolo Nitti – e altri di respiro più letterario e internazionale: si pensi alle poetesse Emily Dickinson e Sylvia Plath, di cui, magari, conoscevamo poco del «cristianesimo familiare» e dei grandissimi contributi portati alla libertà dalla religiosità formale.
Ma quali sono i motivi che portano Eugenio Stretti a scrivere di questi personaggi, quali gli snodi? Evidentemente la parola chiave è libertà. E nel periodo storico attuale, nel quale questa viene abusata, distorta e piegata alle esigenze più disparate, il Nostro in maniera asciutta, la riconduce, senza forzature, su campi cari alla nostra tradizione: essa infatti non può discostarsi dal concetto di testimonianza, ben espresso e rappresentato dalla cronaca, volutamente asciutta, del credo, del pensiero e dell’azione di queste donne e di questi uomini. In tempi dove rischiamo di perdere il confronto per la nostra testimonianza nel mondo, è importante non perdere di vista gli esempi di lotta per la libertà di sorelle e fratelli del passato. L’intenzione non è eleggerli a monumenti lontani e irraggiungibili cui tendere; l’intenzione è rinvigorire, ristorare noi stessi nel nostro credere e nella nostra azione sociale.
E questa considerazione non trova ostacolo nelle differenze di genere e di provenienza, che caratterizzano la persona, ma non l’opera di testimonianza in determinati momenti storici descritti. Perché oggi, in fondo, dovrebbero? In queste pagine, vi è un’esortazione al recupero delle differenze, affinché, anzi, queste rappresentino oggi una ricchezza di doni e talenti da mettere a frutto nella nostra opera di testimonianza.
Una testimonianza, poi, che Stretti ci racconta spesso come una lotta laica contro gli ostacoli posti dagli oppositori all’unità d’Italia, prima, e contro il giogo di coloro che non la volevano libera, dopo. In questa chiave, come ben illustrato anche dalla postfazione di Francesco Paolo Barbanente, molto interessanti risultano i legami, spesso forti, che queste donne e questi uomini intessevano con la Massoneria: un ambiente laico e anticlericale, molto variegato, avverso perlopiù alla Chiesa Cattolica, in lotta per l’unità e la libertà.
Una sezione del libro è poi dedicata a un’analisi del pensiero evangelico e al mondo moderno, con particolare riferimento alle esperienze della Dickinson e di Alfredo Poggi. In questa sezione vi è occasione per ulteriori analisi dell’opera di grandi protagonisti di questa storia neoprotestante, come Giuseppe Gangale e Giovanni Miegge.
Come questo libro possa raccontare «tanto» in così «poco» è indicativo della sua prosa e della sua funzione: un’efficace cronaca di avvenimenti che altrimenti rischierebbero di perdersi e di perdere con loro importanti, se non eccezionali, episodi di vita del mondo evangelico.
* Eugenio Stretti, Testimoni della Libertà, Palermo, Edizioni La Zisa, 2016, pp. xxxx, euro