Berlino: premio ecumenico a “Fuocammare” di Gianfranco Rosi
22 febbraio 2016
La giuria interconfessionale premia il vincitore dell’orso d’oro
Dopo aver incassato l’orso d’oro e ricevuto il riconoscimento della giuria di Amnesty International, a Berlino Fuocoammare di Gianfranco Rosi si aggiudica anche il premio della giuria ecumenica. A convincere la commissione, presieduta dalla tedesca Marisa Winter e composta come ogni anno da tre cattolici e tre protestanti, è stata “la poetica” applicata alla “tematica”. Questo, nel dettaglio, il testo della motivazione:
«Fuocoammare intreccia i destini dei rifugiati africani con la vita di una famiglia di pescatori italiani di Lampedusa. Attraverso immagini di notevole intensità poetica, Rosi fa luce su due mondi separati, uniti dalla figura di un dottore e dal motivo ricorrente del mare, che alcuni nutre ed uccide altri. Un film che ritaglia una nuova prospettiva sulla catastrofe e che si rifiuta di accettare lo status quo senza metterlo in discussione».
Gianna Urizio, presidente dell’Associazione Protestante Cinema “Roberto Sbaffi” afferente ad Interfilm , non ha ancora visto il film di Rosi ma è stata in Germania a respirare la sessantaseiesima edizione della berlinale: «Berlino è il festival di cinema che più rappresenta quello che si agita nel mondo – sorride al telefono – è un luogo dove si agitano le inquietudini dell’umanità intera». Interrogata sulle motivazioni di quest’ulteriore riconoscimento, Urizio ammette che «alle giurie ecumeniche interessano particolarmente le pellicole che investono con onestà tematiche etiche e sociali», ma sottolinea che «il film è anzitutto immagine, ed anche per noi l’aspetto estetico e qualitativo del film rimane il criterio fondamentale».
Per quanto celebre, Fuocoammare non è l’unico riconoscimento che arriva dai giurati interconfessionali, perché ogni anno la giuria ecumenica mette a disposizione due premi da 2.500 euro per film low-budget che si presentano fuori concorso.
Nella sezione “Panorama”, quest’anno si è aggiudicato il premio Les premiers, les derniers, produzione franco-belga diretta da Bouli Manners. Nella Sezione “Forum” la giuria ha invece decretato l’ex aequo di due film: Les Sauteurs di Moritz Siebert e Estephan Wagner – film danese che racconta le speranze dei migranti di Melilla (nel Marocco spagnolo) che al di là di una rete sognano l'Eldorado europeo; e Barakah meets Barakah di Mahmoud Sabbagh, una pellicola che, con ironia, racconta l’amore “libero” di due ragazzi nell’Arabia Saudita di oggi.
«Sarà difficile sentire parlare di questi film in Italia – conclude, con la consapevolezza della veterana, Gianna Urizio – ma questi li ho visti e posso dire che sono eccellenti».