Senza Dio e senza laici
03 febbraio 2016
Avremmo potuto commentare il fatto che nel Consiglio comunale di Torino è stata bocciata la proposta di un consigliere del Pd di togliere il crocifisso dalla Sala Rossa. Leggendo i vari interventi nel dibattito in Aula si ritrovano gli opposti pareri (e la comune ignoranza) sul significato del crocifisso) che si esprimono nei casi riguardanti le aule nella scuola pubblica. Non è certo una questione decisiva o urgente, rispetto a problemi ben più gravi del nostro paese. Ma, se si decide di metterla all’attenzione, lo si faccia almeno con serietà. Purtroppo tutto è già compromesso quando si parla di laici e cattolici (in questi giorni, per esempio, per descrivere le diverse posizioni presenti nel Partito democratico). Non ci stancheremo di ripetere che la distinzione laici-cattolici (che troviamo sui giornali, nelle televisioni, nei discorsi dei politici, ecc.) è in genere fuorviante. Nella realtà incontriamo dei credenti (protestanti, cattolici, musulmani) che vivono la fede in modo integralista e che vorrebbero imporre le loro norme religiose a tutta la società. O condizionare il potere legislativo del Parlamento e, nello stesso tempo, incontriamo altri credenti pienamente laici.
Così come dei laici integralisti.
La laicità non è un complesso di idee, valori e comportamenti più “progressisti”, più “aperti” rispetto a quelli della religione. Per i cristiani, i pochi accenni contenuti nel Nuovo Testamento e le parole di Gesù non propongono il modello della cosiddetta famiglia “naturale”: alla folla che dice a Gesù che sua madre e le sorelle lo cercano, Gesù risponde: «chi è mia madre? Chi sono i miei fratelli? E guardati in giro coloro che gli sedevano d'intorno disse: Ecco mia madre e i miei fratelli! Chiunque avrà fatta la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e madre» (Marco 3/33-35)
La laicità, quando dimentica di essere unicamente un modo pratico per vivere una comune cittadinanza, con principi validi per tutti e delle precise responsabilità personali accettate da ciascuno , diventa un’altra ideologia, un’altra religione assoluta, laicismo.
La laicità non può essere imposta per legge, o è dentro di noi come coscienza civile, o non esiste. In un altro modo si potrebbe anche dire che la laicità si nutre dei principi costituzionali .
Ma soprattutto la laicità è un metodo, è l’arbitro di una partita dove sono state stabilite precise regole per la pacifica convivenza fra diversi, senza che una verità prevalga sulle altre in nome del suo rapporto con il divino. L’arbitro non può diventare un giocatore, se intende far rispettare le regole, ma impedisce o cerca di impedire che le diversità di cultura, di tradizioni, di vita diventino barriere. Il laico non è chi non si interessa di religioni, chi le considera oscurantiste o bigotte in campo etico. I laici in Italia, se ci fossero, dovrebbero far sentire la loro voce, invece di lamentarsi per le “invasioni di campo” dei vescovi su materie come le unioni civili l'aborto, il fine vita, la fecondazione... Dicano i vescovi tutto ciò che pensano. Ma lo facciano anche gli intellettuali, i protestanti, gli ebrei, i musulmani, i partiti (se hanno ancora dei pensieri) come le più diverse associazioni.
Ha scritto il giornalista Ezio Mauro: «mancano i laici a destra, ove di liberale è rimasto assai poco, Grillo si comporta come se guidasse una setta, Salvini crede nel dio degli eserciti che mandi la tempesta sui barconi dei migranti. Il Pd ha contemporaneamente il pantheon vuoto e l’eclisse della laicità, senza Dio e senza laici…»
E infine: per noi riformati la coscienza laica si fonda nella fede, siamo di fronte al Signore senza che altri si frappongano. Nessuna gerarchia religiosa, nessun clero né religioso né politico, nessun miscuglio tra chiese e stato.
L'ignoranza religiosa, dalla scuola al Parlamento, produce inevitabilmente la sudditanza clericale.