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La Dichiarazione di Marrakesh

Giunge dal Maroccco un documento unico nel suo genere, teso a promuovere la libertà religiosa nei paesi a maggioranza musulmana

Riunita a Marrakesh sotto gli auspici del Re del Marocco Mohammed VI e organizzata dal Ministero degli affari islamici in collaborazione con il Forum per la promozione della pace nelle società musulmane (un’organizzazione con sede negli Emirati Arabi), Mercoledì 27 gennaio un’assemblea di 250 membri tra leader religiosi, governanti e studiosi islamici ha emesso una “Dichiarazione sui diritti delle minoranze religiose nelle comunità a maggioranza musulmana”.

Preso atto che in diverse parti del mondo islamico le condizioni sono peggiorate pericolosamente a causa del ricorso alla violenza e ai conflitti armati come strumenti per risolvere le controversie imponendo il punto di vista di una parte sull’altra […] gli intellettuali e gli studiosi musulmani ivi convenuti dichiarano la loro ferma adesione ai principi della Carta di Medina, le cui disposizioni contengono una serie di principi conformi alla cittadinanza contrattuale costituzionale, come la libertà di movimento, la proprietà, la mutua solidarietà e la difesa, nonché la giustizia e l’uguaglianza di fronte alla legge.

Secondo il documento approvato dai convenuti marocchini, la Carta di Medina, stilata dal profeta Maometto attorno al 622 a fondamento di quello che fu la prima statualità islamica della Storia, prevedeva la libertà di culto; essa è dunque «in armonia» con la Carta delle Nazioni Unite e i documenti da essa derivati, come la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Secondo la Dichiarazione di Marrakesh, ogni utilizzo della religione islamica atto alla discriminazione o all’aggressione di minoranze religiose è dunque «inconcepibile» in qualsiasi paese a maggioranza musulmana.

Frutto di quattro anni di lavoro dietro le quinte, il summit è stato reso possibile dall’attivismo di Shaykh Abdullah bin Bayyah (presidente del Forum e co-moderatore di Religions for Peace con sede a New York) e si era aperto lunedì scorso alla presenza del Segretario Generale dell’Onu Ban Ki-moon.

Oltre ad appellarsi agli studiosi e agli intellettuali islamici al fine di sviluppare un moderno concetto di cittadinanza nella giurisprudenza islamica, questa coraggiosa Dichiarazione si rivolge tanto alle istituzioni educative musulmane – per «una coraggiosa revisione dei programmi educativi, per eliminare ogni argomento che istighi all’aggressione e all’estremismo, portando alla guerra e al caos» – quanto ai politici, perché lavorino «a un contratto costituzionale tra i cittadini».

Il testo integrale della Dichiarazione è disponibile in inglese qui.

Foto: "Maroc Marrakech Jemaa-el-Fna Luc Viatour" by I, Luc Viatour. Licensed under CC BY-SA 3.0 via Commons.

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