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Per fare pulizia si parte da casa nostra

Rubrica «Finestra aperta» andata in onda domenica 17 gennaio durante il  «Culto evangelico», la trasmissione di Radiouno a cura della Federazione delle chiese evangeliche in Italia.

Le molestie e le violenze contro le donne della notte di capodanno a Colonia, ma anche in altre città europee, continuano a suscitare indignazione e preoccupazione.

Il carattere collettivo, simultaneo in diversi luoghi, il fatto che pare che gli uomini coinvolti fossero prevalentemente immigrati, e alcuni tra questi richiedenti asilo, rende la matassa molto intricata. Cos’è questo? Un atto di guerra con il suo triste corollario di violenza collettiva sulle donne? È giusto dare una caratterizzazione etnico-religiosa a questi atti criminali?

Intanto, la difesa delle donne, da parte di movimenti della destra radicale, non può che essere sospetta, visto che questi stessi movimenti non hanno mai difeso i diritti delle donne, né si sono preoccupati mai della loro tutela a partire dalle proprie case.

Se poi sono uomini bianchi occidentali conosciuti per le loro posizioni xenofobe e sessiste che scendono in campo a difendere «le nostre donne», si riafferma quella ideologia che considera le donne proprietà maschili, cultura questa che è ancora alla base della maggior parte delle violenze domestiche verso le donne, perpetrate, come sappiamo, da maschi nostrani con pieni diritti di cittadinanza.

Se vogliamo cercare di essere fedeli a una vocazione di «operatori di pace» a cui ci chiama la beatitudine di Gesù, bisogna che, con pazienza, ci dedichiamo ad analisi attente, informate, su ciò che è realmente accaduto e che è ancora oggi oggetto di indagine, e sui risvolti culturali, oltre che di cronaca nera. Enuncio alcune piste:

innanzitutto bisogna evitare di cadere nella trappola della generalizzazione che fa il gioco di chi sbandiera lo spauracchio dello «scontro di civiltà». Qui non si tratta né della categoria degli immigrati, né dei richiedenti asilo, tra i quali, come sappiamo, c’è un gran numero di donne e bambini. Qui si tratta di maschi sotto l’effetto dell’alcol (ricordiamo fra l’altro che un buon islamico non beve alcolici), che vivono ai margini della società, spesso malamente accampati proprio presso le stazioni ferroviarie delle grandi città.

È importante dunque che alla politica dell’accoglienza si accompagnino reali opportunità di integrazione, e nel contempo si renda chiaro che azioni illegali e violente, specie se rivolte a donne, anziani e bambini, sono intollerabili e pertanto saranno accompagnate da respingimenti senza appello, e questo proprio per difendere il diritto di coloro, la maggioranza, che in Europa cercano veramente una possibilità di vita nuova e pacifica.

Come cristiani poi dobbiamo continuare il dialogo con i rappresentanti dell’Islam moderato per togliere ogni alibi a chi vuole utilizzare categorie religiose per giustificare razzismo, xenofobia, sessismo.

A me, uomo, bianco, occidentale, cristiano e cittadino europeo, e ad altri con me, resta il compito di continuare un’analisi culturale rigorosa che sveli le cedevolezze e le complicità con l’ideologia della supremazia maschile nella famiglia, nella società e nella chiesa, in una sola parola, con il patriarcato. Si fa pulizia nell’area pubblica partendo sempre da casa nostra.

Foto di  erwo1 ©iStockPhoto